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Cosa farà Eni per Versalis

Claudio Descalzi

Avanti tutta su Versalis. L’impegno di Eni per la controllata della chimica non si allenta, dopo la rinuncia alla vendita e al fallimento delle trattative con il fondo SK Capital. Lo dimostra anche il fatto che l’ad Claudio Descalzi ha deciso di intervenire direttamente sulla governance: Versalis, che nell’organizzazione del gruppo ha sempre fatto capo al chief Refining & Marketing and Chemicals officer, passa ora a riferire direttamente all’amministratore delegato della capogruppo.

Il sostegno di Eni si è visto anche con un’operazione straordinaria servita a puntellare i conti della società. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza da documenti finanziari interni a Versalis, infatti, Eni ha rinunciato a farsi restituire crediti finanziari sia a breve che a medio-lungo termine per un controvalore di oltre un miliardo di euro. Nell’importo sono compresi anche i circa 1,3 milioni di euro relativi agli interessi maturati fino a giugno scorso. La rinuncia ha di fatto liberato una riserva di pari valore, immediatamente utilizzata dalla controllata chimica per ripianare la perdita portata a nuovo dal 2015 e cumulata con quella del primo trimestre, per circa 1,26 miliardi di euro.

Ora però al sostegno finanziario si aggiunge quello industriale e strategico. Eni, infatti, sta iniziando a mettere mano al nuovo piano che punta a fare di Versalis una società in grado di autofinanziarsi, mantenendo positivi sia il flusso di cassa che l’ebit. Le previsioni per la chiusura dell’esercizio 2016 sono incoraggianti. Dopo il giro di boa della semestrale, infatti, Eni prevede per Versalis “in considerazione dell’andamento del business nel primo semestre (2016, ndr) e delle previsioni per la restante parte dell’esercizio un ebitda margin su base annua in crescita rispetto al budget grazie alla tenuta dei margini dei prodotti, pur in presenza di prezzi delle commodity in flessione, dovuta al miglioramento dei prezzi relativi”.

Tra gli elementi da considerare nel nuovo piano stand alone, andrà inserita però anche l’interruzione della joint venture con Petronas, il gruppo energetico malese. La decisione, comunque, non è stata una doccia fredda. Lo ha detto Arif Mahmood, executive vice president e Ceo del settore downstream di Petronas,spiegando che la scelta di non procedere con la jv nel settore degli elastomeri, siglata a Kuala Lampur nel 2013, è stata presa a causa delle condizioni di mercato, gravate dalla debolezza del prezzo del petrolio. La jv (60 per cento Petronas e 40 per cento Versalis) avrebbe dovuto realizzare quattro impianti per la produzione di elastomeri a Pengerang, in Malesia.

Intanto, nella riunione degli scorsi giorni, il consiglio di amministrazione Eni ha deliberato la possibile emissione di uno o più prestiti obbligazionari, da collocare presso investitori istituzionali “per un ammontare complessivo non superiore a 2,5 miliardi di euro o equivalente in altra valuta, da emettersi in una o più tranches entro il 31 dicembre 2017”. Le emissioni, spiegano dal gruppo, “perseguono l’obiettivo di finanziare i futuri fabbisogni e di mantenere una struttura finanziaria equilibrata in relazione al rapporto di indebitamento a breve e medio-lungo termine e alla vita media del debito”. Le ultime risalgono a maggio scorso, per 1,5 miliardi di euro.

Come risulta dall’ultima relazione finanziaria semestrale, “Eni ha in essere un programma di Euro medium term notes, grazie al quale il gruppo può reperire sul mercato dei capitali fino a 20 miliardi di euro. Al 30 giugno 2016 il programma risulta utilizzato per 14,9 miliardi di euro”.

(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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