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Vi spiego perché ho partecipato alla convention di Stefano Parisi. Parla Massimo Gandolfini

All’interno della variegata galassia del Family Day c’è chi ha contestato la sua decisione di accettare l’invito di Stefano Parisi e di parlare dal palco del MegaWatt di Milano. Massimo Gandolfini, però, non ha dubbi nel rivendicare la sua scelta: “Penso sia sempre importante che il nostro popolo faccia sentire la sua voce e le sue istanze“. In questa conversazione con Formiche.net il portavoce del Family Day – e coordinatore del comitato Difendiamo i Nostri Figli – si dice convinto della necessità di osservare con attenzione cosa accade nel panorama politico italiano per verificare se “ci sia qualche forza che intenda rappresentare e tutelare i nostri valori“.

Gandolfini, è venuto alla convention parisiana per tastare il terreno?

Visto che si tratta di una novità assoluta, ho pensato che sarebbe stato utile e interessante partecipare, in modo da capirci qualcosa di più e da ribadire le nostre priorità.

E che impressione si è fatto di questa iniziativa?

Ovviamente è ancora presto per sapere con certezza quali politiche Stefano Parisi e il suo movimento metteranno in campo. A maggior ragione – dato che ci troviamo in una fase assolutamente preliminare –  ritengo sia fondamentale indicare le nostre aspettative, cosa ci attendiamo che una forza politica popolare faccia. Dopodiché valuteremo le proposte concrete e ci comporteremo di conseguenza.

Cos’ha capito finora del progetto politico di Parisi? 

Mi pare ci siano moltissimi punti in comune: in particolare il ruolo della famiglia non solo – o non tanto – dal punto di vista antropologico, ma soprattutto sotto il profilo sociale ed economico.

E’ ormai ufficiale che il popolo del family day non si costituirà in un movimento politico autonomo?

Si può dire che rimarrà un grande movimento culturale, portatore di principi antropologici imperniati sui valori della vita e della famiglia. Secondo la mia visione, non si strutturerà in un partito, ma avrà gli occhi ben aperti per capire quali forze politiche faranno proprie e difenderanno le sue istanze.

Non si sta riferendo a Matteo Renzi immagino. Giusto?

Assolutamente no, figuriamoci. La storia dice chiaramente che Renzi non ci rappresenta.

Perché secondo lei non è giusto fare un partito della famiglia?

Un partito costruito su istanze esclusivamente etiche e antropologiche non potrebbe mai funzionare. Tutti i partiti devono avere un ventaglio di proposte a 360 gradi. Noi vogliamo portare avanti questo grande movimento che conta centinaia di migliaia di persone per fare pressing sulle forze politiche e le istituzioni in modo che riconoscano e tutelino i nostri valori.

In conclusione, la sua partecipazione alla convention di Parisi ha fatto storcere il naso a più di qualcuno all’interno del Family Day. Come risponde a queste critiche?

Guardi, troveremo sempre chi si ostina a non capire o a dare letture autonome e personalistiche. La realtà è ben diversa: io sono attento alle iniziative di chiunque tratti temi che possono riguardare la famiglia. Se trovassimo qualcuno che rappresenti il nostro sistema di valori all’interno del mondo istituzionale e politico, è chiaro che avrebbe la nostra simpatia e il nostro interesse.


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