L’assemblea generale delle Nazioni Unite, da ieri avviata al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, dà l’occasione ai Clinton di sciorinare la loro rete di connessioni internazionali e a Hillary d’incassare l’endorsement di leader stranieri, dopo avere risposto con una vera e propria strategia anti-terrorismo alle sparate demagogiche di Donald Trump che, pur di infiammare la campagna, cavalca senza scrupoli l’incubo della minaccia e gioca sulle paure dell’America, dopo un week-end di esplosioni e sangue e allarmi dal Minnesota al Nord-Est, tra New Jersey e New York.
L’uccisione dell’accoltellatore nel Minnesota, d’origine somala, e la cattura dell’unico ricercato, d’origine afghana, per gli ordigni tra New Jersey e New York giocano però a favore della coppia Obama–Clinton, un “duo serenità”.
TERRORISMO: BOTTA E RISPOSTA TRA I CANDIDATI
Trump dice: “Siamo sotto attacco, per la debolezza” del presidente e di Hillary, un suo clone. Obama risponde proprio da New York: elogiando la fermezza della gente del New Jersey e della Grande Mela, assicura “noi non soccomberemo mai alla paura”.
La collana di episodi di terrorismo è per il magnate un’occasione per guadagnare consensi; e il fatto che i “lupi solitari”, ammesso che lo siano, vengano da Stati dove gli americani sono intervenuti o sono presenti (il Pakistan, l’Afghanistan, la Somalia) è la conferma di falle nel sistema dei controlli alle frontiere. Falle che Hillary, indirettamente, ammette, impegnandosi a rendere i controlli più severi e più efficaci.
Dopo l’iniziale prudenza, l’ex segretario di Stato sceglie la via della determinazione: bolla come “demagogia” le affermazioni di Trump secondo cui l’America di Obama, nella guerra al terrorismo, ha collezionato più sconfitte in casa che vittorie in trasferta. Per la Clinton, gli attacchi “devono convincerci a difendere gli Usa e a sconfiggere” il sedicente Stato islamico.
Una volta delineato il suo piano, basato sulla sua esperienza nella lotta anti-terrorismo – lei stava nella “situation room” della Casa Bianca, il giorno che le forze speciali scovarono ed eliminarono Osama bin Laden –, sfida il rivale a sciorinare il “piano segreto” cui fa spesso riferimento, ma di cui molti mettono in dubbio l’esistenza.
GLI INCONTRI A NEW YORK, IMBARAZZO AL-SISI
A New York, la Clinton ha incontrato il premier giapponese Shinzo Abe, sottolineando l’importanza di un legame forte tra Stati Uniti e Giappone. Nel colloquio tra i due è stato toccato anche il tema del Tpp, l’accordo commerciale del Pacifico voluto da Barack Obama e che attende la ratifica del Congresso, ma cui Hillary è contraria.
Quello con Abe è uno degli incontri con leader internazionali che la candidata democratica intende avere a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite: nei giorni scorsi erano stati confermati colloqui con i presidenti egiziano Abdel Fattah al-Sisi e ucraino Petro Poroshenko, senza escludere altri bilaterali. Anche Trump ha annunciato un incontro con al-Sisi.
Il presidente egiziano è, però, un potenziale motivo di imbarazzo: il Dipartimento di Stato Usa s’è appena detto ”preoccupato” per la decisione di una corte del Cairo di congelare i beni di alcune importanti organizzazioni per i diritti umani e dei loro dirigenti, che starebbero “documentando violazioni e abusi e difendendo le libertà riconosciute dalla costituzione egiziana”.
L’ENNESIMO ENDORSEMENT DI MATTEO RENZI
“Mia moglie l’aspetta al G7 del 2017 in Sicilia come First Husband”. Scherzando così, il premier Matteo Renzi s’è rivolto ieri a Bill Clinton, ribadendo, per l’ennesima volta il proprio sostegno alla candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca.
La sortita di Renzi ha chiuso un dibattito svoltosi alla Clinton Global Initiative, cui, oltre a Renzi, hanno partecipato il presidente dell’Argentina Mauricio Macri, il sindaco di Londra Sadiq Khan e l’ex ministra delle Finanze della Nigeria Ngozi Okonjo-Iweala.