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Lo sapete che in Europa crescono le conversioni dall’Islam al cristianesimo?

Negli ultimi due anni, in Svizzera, più di duemila musulmani si sono convertiti al cristianesimo, e i numeri sono in costante crescita, spiega il Centro elvetico per l’integrazione e gli affari religiosi. La stessa tendenza è documentata in Germania, come aveva rilevato il Guardian in un’inchiesta dello scorso giugno. Intervenendo alla trasmissione “20 Minutes”, la coordinatrice del Centro, Kathrin Anliker, ha affermato che molti dei rifugiati che “abbracciano il cristianesimo” lo fanno dopo aver provato sulla propria pelle la brutalità di gruppi estremisti come l’Isis, che compiono “atti orribili nel nome di Allah”.

L’INDICE DELLA CONVERSIONE

Altri, ha aggiunto Anliker, erano già da tempo cristiani, ma avevano mantenuta segreta la conversione per timore delle persecuzioni. Il grosso dei “nuovi cristiani” approda alle chiese protestanti, anche perché da quella cattolica numeri non vengono diffusi, salvo eccezioni. A Zurigo, il pastore Philippe Datwyler dice che sono soprattutto iraniani e afghani a convertirsi, forse anche per merito di un pastore iraniano (fenomeno, questo, registrato anche a Liverpool, in Inghilterra).

IL CASO TEDESCO

A ogni modo, l’esempio svizzero pare valicare i confini della Confederazione. In Austria, scriveva il Guardian, la chiesa cattolica i numeri li ha dati: trecendo domande per il battesimo nei primi tre mesi del 2016. Il settanta per cento delle richieste è di rifugiati.  Il caso più clamoroso, però, è quello di Steglitz, a Berlino, dove la locale congregazione della chiesa della Trinità è passata dai centocinquanta membri di due anni fa (2014) ai settecento di oggi. Il pastore, Gottfried Martens, ha ammesso che la moltiplicazione dei cristiani la si deve tutta a musulmani convertiti. All’inizio dell’anno, ha aggiunto il sito Christian Today, si sono tenute conversioni di massa di richiedenti asilo presso le piscine municipali di Berlino e Amburgo.

BATTESIMI CON CONVINZIONE O STRATEGIA?

Il problema è comprendere quante di queste conversioni siano “vere” e convinte, e per farlo è utile guardare quanti – dopo il battesimo e una facilitazione nell’ottenimento dell’asilo – frequentano le chiese. Più del novanta per cento, dicono i numeri riferiti di Berlino, e sulla stessa linea si colloca l’Austria, che due anni fa ha messo per iscritto una serie di paletti per verificare che il migrante non cerchi la conversione con l’unico obiettivo di ottenere l’asilo. Spiegava Friederik Dostal, coordinatore dei corsi che si tengono a Vienna, che “non siamo interessati ad avere cristiani pro forma”, anche perché “ammettere al battesimo persone che durante le procedure sono state classificate come non credibili comporta una perdita della credibilità della chiesa stessa”.



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