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Pensioni, cosa non è ancora chiaro dell’Ape

E’ stata la settimana dell’Ape che non è quel simpatico mezzo di trasporto che somiglia ad un risciò motorizzato; e neppure quell’insetto laborioso che, volando da fiore in fiore, regala, da millenni, agli esseri umani il nettare degli dei. No. E’ solo l’acronimo di Anticipo pensione. Ma – attenzione – non è una pensione anticipata. Si tratta soltanto della possibilità di accedere ad un prestito bancario – a partire da tre anni prima di varcare la soglia del trattamento di vecchiaia, facendo valere la maturazione del requisito contributivo minimo – restituibile in rate ventennali che iniziano ad essere trattenute al momento in cui il soggetto interessato comincia a percepire l’assegno ordinario. Per coloro che si trovano in particolari condizioni di reddito, di lavoro o familiari, la rata potrà essere dedotta dall’imponibile fiscale.

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Che la misura suscitasse delle critiche era previsto. Non ci aspettavamo – visto il suo ruolo istituzionale – le rampogne di Tito Boeri, presidente-factotum dell’Inps, per il quale le proposte valide in materia di pensioni sono soltanto le sue. Boeri è un economista e sa quindi fare le moltiplicazioni. Ha scoperto, quindi, che, se l’Ape ha un costo per l’Erario di 500 milioni annui, in vent’anni l’onere sale a 10 miliardi. Il fatto è che – come ha confermato l’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) – la proposta Boeri costerebbe di più: ‘’La corrispondente maggiore spesa sarebbe di circa 1,5 miliardi di euro per il primo anno, aumenterebbe a superare i 4,9 miliardi nel 2019, poi diminuirebbe gradualmente a circa 3,8 miliardi nel 2025’’.

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E quella di Cesare Damiano, il valoroso presidente della Commissione Lavoro della Camera, alla cui morte – che gli auguriamo lontana – sarà proclamato ‘’Santo subito’’ dei pensionati? Ridiamo la parola all’UPB: ‘’Lo scenario ‘’Damiano’’ genererebbe una maggiore spesa di oltre 3 miliardi di euro nel 2017 e di poco più di 6 miliardi nel 2018, nel 2019 e nel 2020, poi gradualmente crescente tra il 2020 e il 2024 a raggiungere la soglia di 8 miliardi di euro’’.

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Non se ne può più di parlare di pensioni. Non sono una priorità. Basta. Voltiamo pagina ed occupiamoci di cose più serie. In Italia un minorenne su 10 vive in condizione di povertà assoluta (il triplo rispetto al 2005). Per quanto riguarda la popolazione dai 18 ai 34 anni i poveri sono passati dal 3,1% nel 2005 al 9,9% di oggi. Dai 35 ai 64 anni dal 2,7% al 7,2%. L’incidenza della povertà diminuisce solo tra gli over 65 anni (4%). In 20 anni il reddito medio degli over 65 è cresciuto di 18 punti; quello degli under 34 è diminuito di 11 punti. La quota di ricchezza detenuta dagli anziani è aumentata del 60% mentre è calata di altrettanto per gli under 34 anni. Eppure l’84% delle prestazioni assistenziali – quelle rivolte al contrasto della povertà – è riservato agli anziani.

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Ad una mia intervista al Giornale di Sicilia nella quale facevo notare che nell’istituzione dell’Ape viene affidato un ruolo essenziale alle banche e alle assicurazione, ma le loro rappresentanze non sono ancora coinvolte nella definizione di importantissimi aspetti operativi e tecnici, ha risposto – con una lettera al quotidiano che pubblichiamo – il vice direttore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero (nella foto).

’Caro Direttore,

con riferimento all’intervista di Giuliano Cazzola riportata sul suo quotidiano del 14 settembre, ci preme segnalare alcuni aspetti in tema di Ape.  Dalle informazioni pubblicamente disponibili è bene ricordare che l’Anticipo finanziario pensionistico è una iniziativa del Governo volta a introdurre elementi di flessibilità nelle scelte dei singoli lavoratori prossimi all’età di pensionamento di vecchiaia, attualmente oggetto di confronto con i Sindacati dei lavoratori. Sempre dalle informazioni pubblicamente disponibili emerge che l’operazione avrà caratteristiche tali da consentire il rispetto delle regole definite anche a livello europeo.  L’Abi e il mondo bancario italiano potranno esprimere una valutazione compiuta dell’operazione solo nel momento in cui saranno definiti tutti i termini della questione e saranno disponibili informazioni formalizzate.  Sicuramente possiamo affermare che tale iniziativa non è stata sollecitata dalle banche, ma quando le banche verranno formalmente coinvolte riteniamo che non faranno mancare il loro concorso, nel rispetto di tutte le regole di stabilità, vigilanza e concorrenza a cui devono sottostare. Ringraziando dell’attenzione si porgono cordiali saluti. Gianfranco Torriero, Vice direttore generale ABI”.

Credo di poter affermare – in base a questa lettera – che le mie preoccupazioni non sono infondate e che le soluzioni pratiche latitano tuttora. E’ bene ricordare che l’Intendenza non è sempre disposta seguire.



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