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Perché sono felice della legge del contrappasso che colpisce il Movimento 5 stelle

Corre voce che la FIGC stia pensando di affidare a Raffaele Cantone il compito di selezionare e designare gli arbitri almeno delle partite di Serie A. Ciò allo scopo di ottenere una maggiore trasparenza nelle competizioni dello sport più amato dagli italiani.

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Quanto sta avvenendo nel Comune di Roma ha dell’incredibile. I “grillini’’ si stanno affondando da soli. La legge del contrappasso (si vede che esiste anche in politica) gli sta scatenando addosso gli effetti perniciosi di tutte le demagogie plebee e pauperistiche a cui hanno affidato la loro mission. Da bravi “untorelli’’ hanno impestato il Paese con il virus dell’antipolitica, ma sono stati contagiati anche loro da una forma pesante di peste bubbonica.

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Già gli stipendi. Si dovrebbe spiegare a questi ragazzotti arrivati in Parlamento con la piena che non tutti erano disoccupati, nullafacenti come loro prima di vincere alla lotteria “un posto al sole’’. Vi sono anche delle persone che vantano delle competenze, che hanno una storia alle spalle e, per questi motivi, credono di meritarsi un trattamento economico dignitoso cui non intendono rinunciare.

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Fateci caso. Virginia Raggi e Chiara Appendino indossano la fascia tricolore come se fosse un comune capo d’abbigliamento.

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Nel recente accordo tra le confederazioni sindacali e la Confindustria è presente un’insidia che non è ancora stata colta in tutta la sua gravità: il lavoratore, rimasto disoccupato, può scegliere di intascare in un’unica soluzione – esaurendo così le procedure di salvaguardia – le risorse che sarebbero stanziate per promuovere e favorire una sua ricollocazione nel mercato del lavoro mediante un patto di servizio con un centro per l’impiego o un’agenzia del lavoro. In sostanza, il tentativo contenuto nel jobs act di sviluppare, finalmente, politiche attive che consentano a chi perde un impiego di trovarne un altro, si tradurrebbe nella solita prassi di un’extraliquidazione, per di più a carico dello Stato. Ovviamente, gli interessati – incassata la somma – premerebbero per ottenere al più presto una pensione. In pratica, una fucina permanente di ‘’esodati’’.

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Dopo il terremoto si è detto subito che non verrà seguito il modello L’Aquila con la costruzione delle New Town, bensì quello – virtuoso – emiliano. Noi ci chiedevamo: è giusto ricostruire i paesi distrutti, ma nel frattempo le famiglie dei sinistrati dove vanno? Stanno nelle tendopoli? Adesso il Commissario Vasco Errani promette che entro sette mesi saranno costruite e consegnate delle dimore provvisorie; nel frattempo si agirà con soluzioni d’emergenza. Ma in che cosa si differenzia questo modello da quello sperimentato in Abruzzo e in tempi più rapidi?

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E’ una buona politica quella di terrorizzare gli eventuali costruttori, presumendo – fino a prova contraria – che siano tutti più o meno infiltrati dalla Mafia? Poi ci lamentiamo delle vignette di Charlie Hebdo?

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