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Cosa si nasconde dietro al quesito del referendum

Noi saremo chiamati a votare al referendum o sì o no a questo quesito: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.

Nessun cenno alla legge elettorale su sui la Corte Costituzionale ha deciso il rinvio del giudizio sulla legittimità dopo il voto referendario.

Formulato nella maniera su esposta, sembrerebbe una formula tautologica a risposta certa: sì, come quella rovesciata mussoliniana: “Volete burro o cannoni?”

In realtà andrebbe spiegato agli italiani che dietro quelle parole assicurative è celato un imbroglio solenne con cui si intende ridurre la nostra condizione di cittadini a quella di sudditi.

Spiegazione non facile in un Paese in cui l’informazione è nelle mani dei potenti dell’industria e della finanza, la Rai, dittatorialmente occupata da Renzi come mai nella storia dell’emittente televisiva, nemmeno ai tempi del grande Dc, Ettore Bernabei, e dove l’unica strada alternativa per chi come noi sostiene le ragioni del no, resta quella della comunicazione porta a porta con parenti e amici, dei dibattiti nei consigli comunali degli enti locali e della costituzione in tutti i comuni italiani dei comitati unitari per il no.

Sarà una battaglia durissima condotta tra chi utilizza la falsificazione come arma per confondere la volontà degli elettori e chi, come noi, poveri “medici scalzi” ci troveremo a combattere come tanti “don chisciotte” contro i mulini a vento.

Siamo, tuttavia, profondamente convinti delle ragioni del nostro no che vorremmo sintetizzare così.

NO PERCHÈ NON SI CAMBIA LA COSTITUZIONE CON UN COLPO DI MANO DI UNA FINTA MAGGIORANZA

Questa è la riforma di una minoranza che, grazie alla sovra rappresentazione parlamentare fornita da una legge elettorale già dichiarata (anche per questo motivo) illegittima dalla Corte costituzionale, è divenuta maggioranza solo sulla carta. Una simile maggioranza non può spingersi fino a cambiare, con un violento colpo di mano, i connotati della Costituzione.

NO PERCHÈ QUELLA ITALIANA ERA LA COSTITUZIONE DI TUTTI

Il metodo utilizzato nel processo di riforma è stato il peggior modo di riscrivere la Carta di tutti: molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato nelle Aule di Camera e Senato spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo al voto finale con una maggioranza racimolata e occasionale. Quello stesso Parlamento la cui composizione è deformata e alterata da un premio di maggioranza illegittimo, e che ha visto in quasi tre anni ben 244 membri (130 deputati e 114 senatori) cambiare Gruppo principalmente per sostenere all’occorrenza la maggioranza, ha infatti portato avanti la riforma, su richiesta dell’esecutivo, utilizzando gli strumenti parlamentari più estremi, con spesso cancellazione delle garanzie e delle prerogative riconosciute all’opposizione.

NO PERCHÈ IL REFERENDUM HA UN VIZIO GIURIDICO D’ORIGINE

Alla mancanza di legittimazione della riforma in atto non potrà sopperire nemmeno il referendum. Quest’ultimo infatti non può essere sostitutivo di una deliberazione viziata nel suo fondamento. Soprattutto se la riforma è stata costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione sostanziale, come confermato dall’enfasi che è stata posta dallo stesso presidente del Consiglio sul futuro risultato referendario, che ha trasformato il referendum su testo costituzionale  in una sorta di macro questione di fiducia su se stesso.

NO PERCHÈ LA COSTITUZIONE DEVE UNIRE E NON DIVIDERE

La Costituzione costituisce l’identità politica di un popolo. E’ stato così nel miracolo costituente del 1948, con una Costituzione approvata quasi all’unanimità e che ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo del nostro Paese. Certamente quell’impianto necessita di riforme, che si inseguono invano da decenni, ma questa riforma costituzionale per il suo codice genetico e per i suoi contenuti destituisce il meglio della tradizione democratica del nostro Paese: divide anziché unire, lacera anziché cucire, porta le cicatrici di una violenza di una parte sull’altra. Questa riforma nasce già fallita.

NO PERCHÈ IL COMBINATO DISPOSTO CON LA LEGGE ELETTORALE PORTA A UN PREMIERATO ASSOLUTO

La sommatoria tra riforma costituzionale e riforma elettorale spiana la strada ad un mostro giuridico che travolge i principi supremi della Costituzione. L’“Italicum”, infatti, aggiunge all’azzeramento della rappresentatività del Senato e al centralismo che depotenzia il pluralismo istituzionale, l’indebolimento radicale della rappresentatività della Camera dei Deputati. Il premio di maggioranza alla singola lista consegna la Camera – che può decidere senza difficoltà, a maggioranza, in merito a tutte o quasi tutte le cariche istituzionali – nelle mani del leader del partito vincente (anche con pochi voti) nella competizione elettorale: una assurdità giuridica e un rischio vero per la nostra democrazia.

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