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Vi svelo perché chiudo la mia Italia Unica. La relazione di Corrado Passera

Abbiamo cercato di seguire in parecchi altri comuni l’impostazione milanese: programma liberale, guida moderata, coesione del centro destra. In alcuni casi ha funzionato e il nostro ruolo è stato importante, ma il bilancio complessivo, lo sappiamo tutti, non è positivo.

Cosa vi propongo a questo punto per il futuro di IU?

Noi siamo certi che le proposte di IU per l’Italia elaborate in questi anni, racchiuse nel libro “Io Siamo” e presentate alle elezioni amministrative siano ciò di cui il Paese ha bisogno e il nostro programma per l’Italia sia un patrimonio prezioso che tutti noi tuteleremo e porteremo avanti.

Così come siamo certi che sia necessario costruire un polo liberal-popolare a guida moderata con un programma di fortissime riforme. Guai invece a pensare che il centro destra utile per l’Italia debba essere disegnato come un destracentro a trazione estremista o addirittura lepenista: autorelegherebbe lo stesso centrodestra ad un ruolo rumoroso, ma marginale e ridurrebbe il confronto politico nazionale a un derby tra Partito della Nazione e Cinquestelle.

Come IU abbiamo dimostrato certamente una capacità organizzativa superiore a quella di molti partiti presenti in Parlamento: abbiamo superato i 6000 tesserati e abbiamo dato vita a oltre 150 Porte in quasi tutte le province italiane. Non poche tra le nostre Porte hanno saputo svolgere nei loro territori un ruolo di presenza e di proposta rilevante e gli oltre 200 Comitati per il No-Che-Serve che già sono stati costituiti ne sono una riprova.

Abbiamo dato voce a quella parte degli Italiani che vogliono un vero e profondo cambiamento del nostro Paese non quello solo apparente del Partito della Nazione, non quello distruttivo dei Cinquestelle. Ma non siamo riusciti a fare di IU un movimento sufficientemente forte. I risultati elettorali e di radicamento che abbiamo raggiunto non sono tali da giustificare lo sforzo che stiamo facendo. Il modello operativo che ci siamo dati non è per altro ulteriormente sostenibile: le fonti di finanziamento esterne si sono dimostrate di livello molto limitato e personalmente ho investito tutto quello che potevo metterci.

Altre cause, altrettanto importanti, le dobbiamo certamente cercare al nostro interno. Non in tutte le parti d’Italia abbiamo saputo attirare e selezionare persone sufficientemente capaci e disponibili e molti nostri presidii territoriali non hanno dimostrato abbastanza vitalità. Sicuramente ci sono stati anche degli errori nell’organizzazione centrale delle nostre attività e di tutti me ne prendo innanzitutto io la responsabilità.

Dunque, ora, di fronte a noi abbiamo fondamentalmente due possibili alternative:
– Far confluire IU in un partito esistente o in un altro movimento.
– Uscire di scena come movimento politico, affidando ai nostri appassionati “unici” la libertà – ma anche la responsabilità – di portare avanti le battaglie e le idee laddove c’è terreno fertile.

La prima alternativa – confluire – la vedo come una forzatura “tecnica” rispetto ad una identità politica effettivamente “unica”. Ci sono certo persone e movimenti che sentiamo vicini e verso i quali abbiamo mostrato simpatia, ma convergere sarà una scelta di ciascuno e non una operazione a tavolino.

Io personalmente voglio continuare ad essere utile al mio Paese come so di esserlo stato da manager, da imprenditore, da servitore dello Stato e anche da Presidente di Italia Unica. Con indipendenza di giudizio e libertà di pensiero. Non sono ancora sicuro di quello che farò, ma la proposta che ho presentato per rilanciare il Monte dei Paschi di Siena va in questa direzione.

In questi anni ho svolto a tempo pieno il ruolo di Presidente di Italia Unica – non ci può essere part time in un ruolo come questo – ma oggi sento di non poter dare più il meglio di me in questa funzione.

Pertanto mi presenterò dimissionario da tutti gli incarichi insieme ai membri del Comitato Esecutivo ad una Assemblea da convocare in tempi brevi per deliberare lo scioglimento formale di IU. Lo faccio e lo facciamo con grande riconoscenza nei confronti dei tanti che si sono impegnati con competenza e generosità e con altrettanto rincrescimento per non averli portati ai risultati sperati.

Vi propongo di concludere qui l’esperienza di IU come movimento politico mettendo la nostra energia di persone per bene al servizio dei Comitati per il No-Che-Serve e per realizzare a livello nazionale e locale la nostra visione dell’Italia e le nostre soluzioni per rilanciarla. Continueremo a tenerci vicini.

Non siamo riusciti a convincere abbastanza Italiani che la nostra Italia sta scivolando verso la povertà e che serve un cambiamento fortissimo per riportare fiducia e speranza nel Paese. Abbiamo voluto dare un esempio concreto di politica seria, competente e generosa. Non siamo riusciti a far “passare” questo tipo di cambiamento fatto di ambizione e di coraggio, ma possiamo essere orgogliosi di come ci siamo comportati, dell’esempio che abbiamo dato e della passione che ci abbiamo messo. IU è stata utile ad arricchire il confronto nel Paese e il tanto lavoro che insieme abbiamo realizzato – possiamo esserne certi – servirà ancora in futuro.

Leggi qui la relazione completa (pdf)


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