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Bcc, tutti i numeri della capogruppo trentina (che guarda al Sud)

iccrea, bcc

Il divorzio è ormai sancito, la spaccatura del credito cooperativo pure. Quello che davvero conta adesso è capire le dimensioni del nascente polo bancario cooperativo a trazione trentina, le cui fondamenta sono state appena gettate, pochi giorni fa a Verona. Per Federcasse si tratta di un’autentica sfida visto che il presidente Alessandro Azzi ha sempre sposato la causa dell’unità. Il dado insomma è tratto e ora dai documenti illustrativi del progetto messo in cantiere dalla Cassa centrale di Trento, futura capogruppo alternativa all’Iccrea sponsorizzata dalla Federcasse, emerge la vera dimensione del progetto. Che alla fine si chiamerà Gruppo Cassa Centrale Banca Credito cooperativo italiano. 

OLTRE IL MILIARDO

Il punto di partenza è il patrimonio. In Cassa centrale lo ripetono spesso in questi giorni. “Vogliamo andare ben oltre il miliardo”. Quanto oltre? Dai documenti della Cassa emerge un dato preciso: 1 miliardo e 384 milioni. Ben oltre la soglia fissata dalla riforma approvata lo scorso aprile, che indicava in un miliardo il patrimonio necessario alla costituzione della capogruppo. Ma in rapporto alle altre banche italiane che peso specifico avrà il nascente polo bancario? Sarà certamente minore rispetto al Montepaschi, che ha 9 miliardi di patrimonio netto. Supererà invece, per esempio, i vari Banco di Sardegna (1,19 miliardi), Banco Desio (565 milioni) o Banca Ifis (562 milioni). Attenzione, siamo sempre nel campo del patrimonio. Perché se si guarda agli impieghi e raccolta, la situazione cambia, e molto.

AI VERTICI DEL CREDITO IN ITALIA?

Un altro prospetto fornisce altri dettagli sulla futura dimensione della capogruppo Bcc. Per quanto riguarda la raccolta bancaria, infatti, oggi Cassa Centrale totalizza 40 miliardi di euro, più di Cariparma (38 miliardi) e Popolare di Sondrio (29 miliardi) e meno di Bper. E gli impieghi? Qui il gruppo trentino (31 miliardi) fa già meglio di Credem, Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese. Considerando che sotto il cappello della Cassa potrebbero finire dalle 80 alle 100 Bcc è ragionevole pensare che raccolta e impieghi crescano una volta entrato a regime il progetto.

IL PARTNER TEDESCO

Cassa centrale non sarà sola nell’operazione-capogruppo. Perché per sottoscrivere l’aumento da 600 milioni propedeutico alla costituzione del polo e alla richiesta delle necessarie autorizzazioni a Bankitalia, potrebbe non bastare l’apporto delle piccole Bcc. L’asso nella manica c’è e si chiama Dz Bank, quarto gruppo bancario tedesco. Ma soprattutto, azionista al 25% di Cassa centrale, dal lontano 2007. Per questo, si legge nelle carte, “il successo dell’operazione dipende dai due soci di riferimento” (l’altro è Centrale finanziaria Nord est, a sua volta partecipata da  per il 78,5% dalle Casse Rurali Trentine, per il 19,3% dalle Bcc del Veneto e del Friuli – Venezia Giulia e per il 2,2% dai Consorzi di secondo grado della Cooperazione Trentina).

DAL TRENTINO A BARI

C’è un altro aspetto da considerare. Quello geografico. Sì perchè come trapela da ambienti della Cassa “tra le 89 banche finora aderenti ci sono dai 15 ai 20 istituti del sud. E questo perchè vogliamo essere holding nazionale e non confinata nel Nord Est”. La prova che Cassa guarda anche al Sud è nelle indiscrezioni raccolte. “A metà novembre ci dovrebbe essere una tappa del road show a Bari. Ma è ancora da confermare”. Insomma, la caccia alle Bcc di mezza Italia è aperta.

TARANTO DICE SI’

Non è un caso dunque che tra le banche che hanno già aderito formalmente al progetto trentino ci sia la Bcc San Marzano, in provincia di Taranto, il cui dg Emanuele di Palma è stato chiaro: “Vogliamo essere una parte fondante di questa nuova realtà contando su una partecipazione importante della Puglia e del Sud per la valorizzazione dei territori di appartenenza. Il progetto di Cassa Centrale mette al centro i valori fondanti del credito cooperativo   E’ questa la direzione che vogliamo seguire, con una capogruppo che possa garantire efficienza e competitività al sistema senza abbandonare i principi mutualistici che ci hanno sempre contraddistinto”. Un vero assist dal Sud.



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