Un piano di disordini e scontri orchestrato per evitare il riconteggio dei voti in caso di vittoria delle opposizioni, la violazione reiterata delle legge elettorale, tentativi di brogli, falsificazione di documenti e promesse di denaro per votare il partito dell’attuale premier. Si infiamma (a colpi di denunce e carte bollate) la campagna elettorale per le elezioni in Montenegro, in programma il 16 ottobre.
Il principale oppositore del premier Milo Dkukanovic, il Fronte Democratico, ha inviato al pubblico ministero Milivoje Katnichu un duro dossier di accuse con le tutte le scorciatoie che, a suo dire, sarebbero state usate in questi giorni dal partito socialista Dps pur di aggiudicarsi le elezioni che incoronerebbero nuovamente Djukanovic, premier dal 1991. Con la denuncia di un piano ad hoc orchestrato per la notte dello spoglio elettorale se le opposizioni dovessero vincere.
Accuse
Si va dai reati connessi alla violazione della legge elettorale, all’invio di tangenti, dalla falsificazione di documenti alla minaccia di licenziamento per dipendenti pubblici, dai danni agli altri partiti politici all’influenza dei mezzi di comunicazione. Come riportato dalle frequenze di Radio Slobodna Evropa, dal dossier si evince che il Dps sta preparando un piano su larga scala di misure da attuare nel giorno delle elezioni e nei giorni che lo precedono.
Oggi, giorno del silenzio elettorale 40 attivisti del Dps offrono ai sostenitori 100 euro per cambiare le schede bianche e riempirle con la croce al Dps. Sarebbero stati offerti, sempre secondo il report consegnato ai magistrati, ricchi rimborsi per viaggi e soggiorni al fine di far partecipare al voto i montenegrini residenti all’estero. Sarebbero stati assoldati anche elettori “clandestini” come i cittadini bosniaci, albanesi, serbi e rom, pur di accrescere il numero dei voti grazie all’invio di camion ad hoc per la consegna del materiale nei luoghi di residenza.
Sulle interferenze esterne alle elezioni si è espresso ieri anche il numero uno della Polizia, Slavko Stojanovic secondo cui è evidente da alcune indagini che si assisterà a “tentativi di provocare disordini ed eventuale peggioramento della situazione durante le elezioni, ma la polizia avrà una risposta efficace ed energica, in base alle proprie competenze”. E l’Istituto internazionale per gli studi sul Medio oriente e sui Balcani (Ifmes) di Lubiana in un report ha osservato che i risultati delle elezioni potrebbero portare “ad una destabilizzazione del Montenegro e della regione”.
Il quotidiano di opposizione «Dan», il cui direttore Duško Jovanović fu assassinato nel 2004 per i suoi reportages, ha pubblicato il diario di un funzionario del Dps, Anello Cekic, che smentisce completamente la promessa fatta da Milo Djukanovic di rispettare l’accordo sulla correttezza delle elezioni. In particolare, nel diario descrive le misure adottate per aumentare i voti a favore del Dps. Si va dall’assunzione diretta dei cosiddetti capibastone nel partito, ad un gettone di 30 euro per ogni studente; al pagamento di 200 euro a testa per ogni elettore sloveno alle minacce di licenziamento per quei dipendenti pubblici che non voteranno il Dps.
Falsi scontri di piazza
In occasione di una conferenza stampa a poche ore dal silenzio elettorale, Nebojsa Medojevic membro del Comitato Centrale del partito di opposizione Fronte Democratico, ha diffuso i dettagli sul dossier consegnato al procuratore speciale del Montenegro Milivoje Katnichu. Emerge che dopo la proclamazione del silenzio, a circa 40 attivisti Dps verranno consegnati 50mila euro per convincere a recarsi alle urne centinaia di famiglie, con gettoni di incentivo da 50 a 100 euro. “Queste azioni saranno svolte principalmente nel nord del Montenegro”, – dice Medojevic che lancia accuse anche su ciò che potrebbe accade dopo il voto.
Immagina inoltre uno scenario di caos e disordini per le strade montenegrine orchestrato dagli attivisti del partito di Djukanovic camuffati da membri dell’opposizione, che secondo un piano prestabilito, sarebbero pronti a indossare simboli e magliette del Fronte Democratico e così influenzare i media e i cittadini. “Lo scopo di questa azione – ha detto Medojevic – è quello di dare l’impressione che gli attivisti del Fronte Democratico attacchino le sedi di tv e giornali. L’obiettivo del Dps è di proclamare lo stato di emergenza evitando così il riconteggio dei voti e dichiarare le elezioni nulle”. Il piano avrebbe già dei luoghi prefissati dove far scoppiare disordini, come la messa in scena di un incidente in un tunnel a Niksic, la seconda città del Montenegro. Infine denuncia che tutti i dipendenti dell’unità speciale anti-terrorismo nei giorni scorsi avrebbero ricevuto dallo Stato un insolito bonus da 1500 euro.