Da tempo mi accompagnano foschi presagi sul futuro politico, economico e sociale del Paese. Non avrei mai pensato, tuttavia, che la natura si accanisse inesorabilmente contro di noi, arrivando persino alla distruzione fisica di intere aree territoriali con una frequenza ed una intensità che non consentono via di scampo.
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Secondo la legge, sono organi dell’Inps il presidente (a cui sono state attribuite anche le funzioni del Consiglio di Amministrazione, dopo la sua soppressione), il Direttore Generale, il Consiglio di indirizzo e vigilanza e il Collegio dei sindaci. Inoltre l’Istituto è sottoposto al controllo della Corte dei Conti (CdC) che designa un suo magistrato che opera a tempo pieno nell’Ente con una propria segreteria. Ovviamente, ognuno degli organi dovrebbe svolgere il proprio ruolo insieme agli altri per il buon funzionamento dell’Inps. Da un po’ di tempo questi organi sono in conflitto: non già tra di loro, ma tutti gli altri nei confronti del presidente, prof. Tito Boeri. Vi sono stati ricorsi al Tar, lettere inviate ai Ministeri vigilanti, rilievi critici del Collegio dei sindaci e del magistrato della CdC a proposito di determinazioni assunte dal presidente per quanto riguarda la gestione. Queste disfunzioni operative, che mettono in difficoltà l’Istituto (tuttora impegolato nell’unificazione effettiva delle strutture incorporate), si accompagnano ad un’azione di critica che, ultimamente, Boeri esercita verso le politiche previdenziali del Governo.
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Un comunicato dell’Inps (diramato nella serata stessa dell’intervista di Tito Boeri al Corriere della Sera) ha voluto chiarire quale fosse il significato del “debito pensionistico’’ che, secondo il presidente, sarebbe aumentato di alcune decine di miliardi per effetto dei provvedimenti sulle pensioni annunciati nella manovra di bilancio. In materia, il comunicato ha sviluppato un ampio ragionamento su quell’astruso concetto, riconoscendo che non ha nulla a che fare con il debito pubblico e che è privo di rilevanza sul piano finanziario. Vien fatto di pensare che questa dotta precisazione sia stata richiesta da Palazzo Chigi.
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Nella liturgia di domenica veniva riportato un brano del Vangelo secondo Luca in cui si racconta che Zaccheo era salito su di un sicomoro per vedere il passaggio di Gesù senza essere notato, dal momento che era un pubblicano (ovvero un esattore delle imposte per conto dei dominatori Romani) malvisto perciò dalla popolazione. Il giorno prima Matteo Renzi era salito, da solo, sul palco in Piazza del Popolo, con un grande teleschermo alle spalle. Doveva essere notato soltanto lui.
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Nella grande manifestazione del Primo Maggio, sulla Piazza Rossa a Mosca, la nomenclatura del PCUS, ai tempi dell’URSS, si distribuiva sul Palco d’onore. La distanza di ciascuno dal segretario generale contraddistingueva la sua posizione nella suprema gerarchia. Nel Pd di Renzi anche questa regola è venuta meno.