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Chi paga per le gogne mediatiche inflitte a Alemanno, Cota, Errani e Marino?

Ignazio Marino

Roberto Cota, Ignazio Marino, Guido Bertolaso, Stefano Graziano, Gianni Alemanno, Matteo Richetti, prima di loro Vasco Errani e tanti altri sono stati prosciolti o assolti (in tutto o in parte) da accuse infamanti per qualunque persona impegnata nelle istituzioni, nelle amministrazione pubbliche o, generalmente, in politica. Tutto sommato, ci si consola perché alla fine si può anche essere assolti, dal momento che i giudici non stanno soltanto… a Berlino. Certo, occorre mettere in conto carriere spezzate, anni di morte civile e di gogna mediatica, esposizione al ridicolo. Ma ciò che – a mio avviso – più offende quella dea bendata che rappresenta la giustizia è il dileggio spesso usato per demolire la figura della persona indagata: le mutande verdi, i pranzi a scrocco, i massaggi in palestra, lo scontrino della toilette, l’interpretazione equivoca di qualche telefonata (il caso Tempa rossa) e quant’altro concorre alla caricatura del cittadino preso di mira. Purtroppo, molte volte, queste notizie vengono diffuse – allo scopo di dare credibilità a dei teoremi – per iniziativa degli stessi uffici chiamati a svolgere le indagini.

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Matteo Renzi partecipa a Politics. il talk show che sulla terza rete ha preso il posto di Ballarò. E’ un’ulteriore tappa nelle spasmodiche frequentazioni dei teleschermi allo scopo di difendere quegli sgorbi che la legge Boschi ha impresso sulla Costituzione. Sotto sotto, però, c’è un altro motivo. Renzi vuol fare un dispetto a Giovanni Floris, accusato di condurre una trasmissione contraria – come tutta La 7 – al Governo del giovane caudillo. Sul piano degli ascolti Di martedì ha sonoramente battuto il kombinat Politics + Mi manda Rai 3, che ha un’audience a livello di una qualunque TeleScasazza. Il premier, allora, vuole dare una mano a Gianluca Semprini e garantirgli, per la prima volta, uno share migliore. Tanto il premier quanto il conduttore si illudono. Per riequilibrare la presenza di Renzi su Rai 3, a Floris basterebbe invitare in trasmissione il Circo Togni.

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Ho un nipotino che tra qualche giorno compie sette mesi. Non credo che il suo sarà un radioso avvenire in un Paese in cui vi sia una Camera di Deputati yesmen, un Senato di nullafacenti ed un territorio “sgovernato’’ dopo l’abolizione delle Province. E’ una delle ragioni per cui voterò No.

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Aspettiamo nella rubrica “Sì & No’’ di Enrico Mentana un confronto – alla pari – sul referendum tra Maria Elena Boschi ed Alba Parietti.

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Se fossi un vignettista a cui si chiede di raffigurare il rapporto tra Matteo Renzi e la sinistra dem, dopo l’ultima riunione della Direzione del Pd, disegnerei – con l’effige del premier – uno zingaro con tanto di bandana ed orecchino (è questa l’immagine letteraria e cinematografica: lungi da me ogni pregiudizio) che, in una fiera strapaesana, fa ballare un orso servendosi di un bastone che avvicina, alternativamente, ad ognuna delle zampe posteriori. Sappiamo che per addestrarlo così lo tortura con delle torce accese, tanto che il povero animale – del resto come Bersani & company – balla goffamente perché ha paura di bruciarsi.

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