Solo una settimana fa, di ritorno dal viaggio nel Caucaso, il Papa aveva detto di non sapere quando si sarebbe tenuto il prossimo concistoro, se alla fine dell’anno o all’inizio del prossimo. Francesco aveva sottolineato come la lista fosse lunga ma i posti limitati (solo tredici tra gli elettori). Il suo intento, comunque, sarebbe stato quello di dare rappresentatività a tutti i cinque continenti, ribadendo così la scelta per le periferie.
LA GEOGRAFIA DEL CONCISTORO
Pochi giorni dopo, ecco che al termine dell’Angelus il Papa ha annunciato che il prossimo concistoro si terrà il 20 novembre, a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia. Come previsto, le nuove porpore saranno 13, con l’aggiunta di quattro ultraottantenni senza diritto di voto nel prossimo Conclave. Rispettata la volontà di dare rappresentanza a tutti e cinque i continenti, con un equilibrio che ha visto inclusi nell’elenco tre statunitensi (è la prima volta che accade nel presente pontificato), tre latinoamericani, due asiatici, tre africani, cinque europei (due ultraottantenni), due asiatici e un rappresentante dell’Oceania.
I NUOVI ELETTORI
Il primo della lista, a sorpresa, è il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari che comunque – ha precisato Francesco – “rimane nunzio apostolico nell’amata e martoriata Siria”. A seguire, mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, la capitale della Repubblica Centroafricana dove il Papa aprì la Porta Santa della misericordia, nel novembre di un anno fa. Quindi, mons. Carlos Osoro Sierra (arcivescovo di Madrid), mons. Sergio da Rocha (arcivescovo di Brasilia), mons. Blase J. Cupich (arcivescovo di Chicago), mons. Patrick D’Rozario (arcivescovo di Dacca, Bangladesh), mons. Balthazar Enrique Porras Cardozo (arcivescovo di Merida, Venezuela), mons. Jozef De Kesel (arcivescovo di Bruxelles), mons. Maurice Piat (arcivescovo di Port-Louis, Mauritius), mons. Kevin Joseph Farrell, prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita (Stati Uniti), mons. Carlos Aguiar Retes (arcivescovo di Tlalnepantla, Messico), mons. John Ribat (arcivescovo di Port Moresby, Papua Nuova Guinea), mons. Joseph William Tobin (arcivescovo di Indianapolis, Stati Uniti).
GLI ULTRAOTTANTENNI
A questi tredici elettori si aggiungono “un arcivescovo e due vescovi emeriti che si sono distinti nel loro servizio pastorale e un presbitero che ha reso una chiara testimonianza cristiana”. Si tratta di mons. Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur (Malaysia), mons. Renato Corti (vescovo emerito di Novara), mons. Sebastian Koto Khoarai (vescovo emerito di Mohale’s Hoel, Lesotho) e del sacerdote di Scutari, in Albania, Ernest Simoni.
IL QUADRO DEL SACRO COLLEGIO
Con i tredici nuovi elettori, il plenum del Collegio votante sale a 124 membri. Da qui al 20 novembre, però, usciranno per raggiunti limiti d’età i cardinali Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo emerito dell’Avana (Cuba), Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, arcivescovo emerito di Santo Domingo ed Ennio Antonelli, presidente emerito del Pontificio consiglio per la famiglia.
LE SEDI RIMASTE A BOCCA ASCIUTTA
Rimangono senza porpora i titolari di diocesi per prassi cardinalizia (prassi che però Francesco ha voluto sconfessare già dal suo primo concistoro, nel 2014) quali Los Angeles, Philadelphia, Baltimora, Venezia, Torino, Toledo, Siviglia. L’unico italiano scelto è l’ultraottantenne Renato Corti, già per anni vicario generale del cardinale Carlo Maria Martini a Milano e chiamato dal Papa a scrivere le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo nel 2015. Dieci anni prima, mons. Corti aveva predicato gli esercizi spirituali di Quaresima alla curia romana.