L’Italia si candida da mediatore costruttivo in Europa con gli Stati Uniti e con colossi americani come Google. E’ quanto in sostanza hanno tratto gli osservatori dalle parole del sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che la delega alle Comunicazioni, dette nel corso dell’Android Innovation Day tenuto a Roma due giorni fa. Giacomelli ha infatti ribadito non solo l’amicizia dell’Italia con Google ma il valore dell’alleanza strategica, anche sul digitale, con un partner fondamentale per tutta l’Europa, gli Stati Uniti.
GOOGLE HA ASCOLTATO L’ITALIA
Giacomelli non ha tralasciato una piccola frecciata alle telco: visto che la VP Global Policy di Google Caroline Atkinson ha citato la banda ultra-larga come tecnologia abilitante, Giacomelli ha ricordato che il governo italiano ha ora una “vera politica per il digitale” nell’ambito della quale sta investendo proprio in connettività a banda larga mettendo soldi pubblici nelle aree “a fallimento di mercato” dove gli operatori privati non investono. E che non son qualche sperduto paesino di montagna qua e là, ma 7.300 Comuni su un totale di 8.000.
Piccole polemiche a parte, per il sottosegretario le tecnologie open source di Google hanno un enorme valore perché forniscono strumenti di sviluppo e digitalizzazione. Di Google Giacomelli apprezza anche l’opera di evangelizzazione che viene condotta dal colosso americano per favorire la creazione di una nuova cultura digitale in Italia sia tra imprese che tra consumatori.
“L’Italia ha chiesto un atteggiamento di collaborazione a Google e Google ha risposto con grande disponibilità e apertura”, ha continuato Giacomelli. “Apprezzo per esempio lo sforzo fatto da Google con l’editoria italiana. Le relazioni con l’editoria sono complesse, ma l’atteggiamento di contrapposizione o rottura non porta da nessuna parte: è col dialogo che si costruiscono soluzioni accettabili per tutti e si creano possibilità di partnership che aiutano l’editoria a recuperare pubblico e introiti. L’integrazione e il dialogo sono la chiave per non disperdere opportunità, per condividere”.
IL FONDAMENTALE ASSE UE-USA NEL DIGITALE
C’è un altro punto su cui Giacomelli ha insistito (proprio mentre Obama esprimeva chiarissimi apprezzamenti per le politiche e le riforme del governo Renzi): la necessità che l’Unione europea si muova sul digitale “unita, parlando con una voce sola” e che lo faccia a fianco degli Stati Uniti. “Non dobbiamo creare spaccature tra Usa e Ue ma lavorare sui valori e i saperi comuni, con approcci condivisi”. Questioni come la Internet governance, la net neutrality, lo scambio di dati, la privacy, ma anche l’interoperabilità delle piattaforme, le regole e i principi che difendono diritti e libertà della persona “hanno portata globale e Ue e Usa condividono valori che in altre regioni del mondo non sono riconosciuti o consolidati”, ha sottolineato Giacomelli. “E’ fondamentale che l’Europa sia alleata con gli Stati Uniti”.
QUAL E’ IL COMPITO DEL REGOLATORE
Dal punto di vista del garante delle comunicazioni, restano fermi due punti su cui vigilare: la libertà di scelta per il consumatore, e la libertà di ingresso sul mercato per le imprese. Secondo il commissario Agcom Antonio Nicita, Google Android ha fatto molti passi in avanti in questo senso, sia slegando il device da applicazioni di default, come il motore di ricerca, sia proponendo sistemi aperti e interoperabili, che “sono fondamentali per permettere alle imprese di decidere in quale direzione muoversi”. Soprattutto in un paese come il nostro dove il tessuto imprenditoriale è costituito soprattutto da Pmi, i sistemi interoperabili permettono di evitare che si creino barriere all’ingresso sul mercato.
Per il resto non è il regolatore a decidere quali tecnologie vincono: il suo compito è solo far sì che tutte le tecnologie abbiano le stesse possibilità e che le regole siano “funzionali a far incontrare domanda e offerta”. I regolatori oggi, anche a livello Ue, riflettono sul concetto di “ecosistema” più che di mercato e su quello di piattaforme e Nicita dà il suo sì a piattaforme “democratiche” e ad approcci “prudenziali”. “E’ vero che l’innovazione ha bisogno di start up”, ha concluso Nicita. “Ma le start up non sono solo quelle che hanno le idee disruptive, sono anche quelle che hanno strumenti per inserirsi in un contesto, allacciarsi a innovazione esistente, integrarsi nell’ecosistema”. Per questo gli standard aperti sono così importanti.
ANDROID E’ “PROMOSSO”
Stefano Quintarelli, deputato dell’Intergruppo Innovazione, ha chiarito da parte sua che, nel mondo odierno in cui “il digitale è la prima interfaccia che l’utente usa per le sue relazioni sociali e economiche”, aziende come Google sono da considerarsi come degli intermediari e in quanto tali sono chiamati a garantire che il consumatore conservi la piena scelta come “spazio di libertà”.
Quintarelli è il primo firmatario della proposta di legge sulle piattaforme Internet approvata lo scorso luglio dalla Commissione Trasporti alla Camera: una legge sui servizi di rete “per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso degli utenti” che sintetizza il lavoro fatto negli ultimi tempi da un gruppo di politici italiani su neutralità e interoperabilità. All’Android Innovation Day ha ribadito: “Non si tratta di punire i colossi americani, ma di preservare la concorrenza anche nel mondo online e evitare che l’intermediazione si traduca in dominio di mercato”. Quintarelli però ha aggiunto: “Android è molto avanti rispetto ad altre piattaforme nel lasciare aperto il necessario spazio di scelta per l’utente”.