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Esiste un limite alla lunghezza della vita umana?

Sarà perché mi sto inesorabilmente avvicinando all’età della pensione, fatto è che comincio ad interessarmi a problemi che prima non avrei considerato, come ad esempio l’esistenza di un limite alla durata della vita umana.
Di questo si occupa un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Nature. Il lavoro di Dong, Milholland e Vijg del Department of Genetics, Albert Einstein College of Medicine, Bronx, a New York ha analizzato i dati demografici, ormai molto precisi almeno negli stati occidentali, per cercare di capire se esista o meno un limite alla durata della vita umana.
Il messaggio che emerge è abbastanza chiaro e può tranquillizzare i nostri economisti che prevedono tragedie sul fronte delle pensioni. L’analisi demografica, infatti, indica che esiste un limite biologico alla lunghezza della vita e che l’incremento nell’aspettativa di vita è destinato a rallentare o addirittura a bloccarsi nei prossimi anni.
Due sono le indicazioni in questo senso. Tutti sappiamo che l’aspettativa di vita è aumentata in modo quasi lineare negli ultimi 150 anni. Ed è aumentato drasticamente il numero di persone che raggiunge e supera gli 80 o addirittura i 90 anni. Tuttavia, non si è verificato un incremento nelle fasce di età superiori ai 100 anni. La seconda indicazione deriva dall’analisi della durata massima della vita. Il record spetta a Jeanne Calment, morta nel 1997 all’età di 122. Dato che nel frattempo è aumentata la platea di ultra 80enni ci si potrebbe aspettare che un numero crescente di persone possano eguagliare e/o superare il record. Cosa che non si è verificata. La conclusione che gli autori propongono è che la vita abbia un ‘limite naturale’.
E’ noto che esistono differenze profonde nella durata di vita tra specie differenti. Ad esempio i topi tendono a vivere circa 1.000 giorni, i cani circa 5.000 e gli esseri umani circa 29.000 giorni. Questo suggerisce che ci siano ragioni biologiche alla base della lunghezza della vita media di ciascuna specie. E non è logico attenderci che la gente possa vivere più di quanto accade ora.
Vale la pena ricordare che l’aumento di 30 anni nella speranza di vita alla nascita che si è verificato nel secolo scorso riflette il miglioramento della cure mediche e delle condizioni generali di vita riducendo la mortalità in età precoce. Rimuovendo le cause di morte prematura la maggior parte delle persone nelle nazioni sviluppate è riuscita a raggiungere la vecchiaia, per la prima volta nella storia. La morte ora si verifica nelle persone di età compresa tra 65 e 95. Ma, senza ulteriori innovazioni biomediche, l’aspettativa di vita non può continuare ad aumentare. E non è chiaro quanti anni potremmo guadagnare attraverso le bio-tecnologie. E a quale costo, sia economico che sulla natura della nostra vita.
Come correttamente sottolineato dagli autori, l’idea di un ‘limite naturale’ non implica l’esistenza di un qualche programma genetico che causi direttamente l’invecchiamento e la morte. Non esiste, cioè, una specie di bomba ad orologeria che ci portiamo dentro e che ci fa morire entro un limite di età. Un programma di questo tipo non avrebbe alcun senso biologico e non avrebbe potuto venir selezionato. L’invecchiamento e la morte sarebbero invece il sottoprodotto di programmi genetici coinvolti nelle fasi iniziali della nostra vita. E potrebbero essere intimamente legati alla capacità di ridurre l’insorgenza di malattie quali i tumori nelle fasi iniziali della vita. In altre parole, i programmi genetici che si sono sviluppati in oltre 3,7 miliardi di anni di evoluzione, avrebbero lo scopo di sostenere la vita nel periodo riproduttivo e paradossalmente potrebbero limitare l’estensione della nostra vita nel periodo non riproduttivo.
Il lavoro di Nature, perciò, ci ricorda che l’umanità si sta avvicinando al limite naturale alla vita. Questo limite è ormai evidente nelle statistiche che registrano la lunghezza della vita. Molti sono gli sforzi per cercare di superare questo limite. Ma è importante riconoscere che la strategia genetica che sta alla base della nostra specie rappresenta un ostacolo formidabile che si oppone alla realizzazione della fonte di eterna giovinezza.


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