Bambole vestite di rosa, piccoli aerei o macchine da corsa. La nuova strategia dello Stato Islamico è distribuire tra i bambini giocatoli riempiti di esplosivi. La scoperta è stata fatta dai medici che operano ad Aleppo, i quali hanno raccolto le testimonianze dei minori coinvolti nel conflitto. “Le regole della guerra non esistono. Oggi non si rispetta l’innocenza dei bambini”, ha dichiarato uno dei medici a ITV News.
L’INCHIESTA
Il fenomeno dei giocatoli-bomba è documentato nel libro Syria in Ruins: The Dynamics of the Syrian Civil War di David S. Sorenson. Dalle zone in conflitto, l’autore racconta come dopo aver abbandonato le città che incontrano nel loro cammino di conquista, i jihadisti incendiano i terreni, decapitano i nemici e regalano i “giocatoli della morte” ai bambini locali.
BAMBOLE ROSA
Così, colpiscono i più vulnerabili, facendo più male. Nel caso di Kobane, “i combattenti di Isis hanno riempito con esplosivi cadaveri, giocatoli per bambini e frigoriferi”, scrive Sorenson. Le prime bambole-bomba di Isis sono state trovate alla fine del 2015 dalle forze irachene. A novembre del 2015, sono state scoperte 18 bambole bionde cariche di esplosivi, con vestiti rosa, nella strada del pellegrinaggio sciita di Arbaeen, tra Bagdad e Kerbela. Il sito Non14Net ha pubblicato le immagini.
MACCHINE E POKEMON GO
Anche le macchine telecomandate sono utilizzate da Isis. Alcuni studi curdi sostengono che l’ispirazione è arrivata da un videogioco chiamato Call of Duty, dove questi giocatoli sono un arma di guerra. Recentemente, sono state identificate bombe a grappolo con la forma simile alle pokeball (delle sfere di colore metà rosso e metà bianco) del gioco Pokemon Go.
TRA FICTION E REALTÀ
Nel 2001 lo scrittore francese Pierre Elie Ferrier pubblicò un racconto intitolato “Une si jolie poupée” (Una bella bambola). La protagonista era una bambola-bomba che spiegava quanto male può fare la guerra ai più piccoli.
BOMBE FAI DA TE
Vecchi telefoni Nokia, pasta di alluminio o fertilizzanti. Tutto può essere utile agli estremisti islamici per fabbricare una bomba. Uno studio del centro di ricerca Conflict Armament Research (Car) pubblicato a febbraio del 2016 ha individuato i materiali utilizzati da Isis negli ultimi due anni per fabbricare bombe artigianali. Le tracce sono state recuperate in alcune città irachene (Rabia, Kirkuk, Mosul, Tikrit) e nella città siriana di Kobane, dopo combattimenti con Isis: “Sono fatti con componenti economici e disponibili sul mercato – si legge -. Le bombe fatte in casa sono diventate un marchio di Isis”.