Sono così simili e così vicine che è stato impossibile fermare la loro intesa. L’amicizia di vecchia data tra Ivanka Trump e Chelsea Clinton è tanto naturale quanto autentica. Trentenni, mamme e lavoratrici, sposate con uomini legati alla fede ebraica, cresciute in un ambiente privilegiato, le due donne sono vicine anche perché le rispettive case a Manhattan si trovano a pochi metri l’una dall’altra.
AMICIZIA A PROVA DI ELEZIONI
Ivanka Trump, figlia del candidato repubblicano Donald Trump e Chelsea Clinton, figlia della candidata democratica Hillary Clinton, insistono nel dire che la corsa dei genitori per la presidenza degli Stati Uniti non ha intaccato il loro rapporto. Forse in questi mesi hanno preferito non parlare di politica e ridurre gli incontri – soprattutto in pubblico -, ma dopo l’8 novembre tutto tornerà come prima. Anzi, sarà molto meglio.
L’INCAPACITÀ DI DONALD
Alla fine del secondo dibattito elettorale dell’9 ottobre, Ivanka Trump e Chelsea Clinton si sono salutate con affetto. Ma cosa succede quando, per esempio, Donald Trump accusa pubblicamente tua mamma di essere una ladra e la minaccia di portarla in galera? Alla domanda della giornalista di Telemundo, Chelsea Clinton ha risposto: “Non influisce sul nostro rapporto perché lei non è così. Ogni volta che lui (Donald Trump, ndr) dice cose del genere, manifesta l’incapacità di parlare su temi realmente importanti per queste elezioni […] Quando attacca qualche membro della mia famiglia dimostra che non ha piani concreti per il nostro Paese”.
UN GRANDE RAPPORTO
“Il nostro rapporto non ha mai avuto valenza politica e non la avrà ora. Sarà lo stesso anche dopo la campagna. Siamo molto grati che lei (Ivanka Trump, ndr) e i suoi figli siano parte delle nostre vite e che noi e nostra figlia facciamo parte della loro”, ha dichiarato Chelsea.
In un’intervista pubblicata da Harper’s Bazaar, Ivanka Trump ha fatto altrettanto: “Tra me e Chelsea va tutto bene. La considero un’amica molto vicina e per lei è lo stesso. Abbiamo un grande rapporto. Nessuna sta correndo per un incarico pubblico. Non ho ancora conosciuto il nuovo bambino ma le ho inviato un regalo”.
DUE VITE PRIVILEGIATE
Ivanka e Chelsea hanno avuto entrambi una vita privilegiata. Chelsea ha 36 anni ed è la figlia unica di Hillary e Bill Clinton. Si è laureata a Oxford, Stanford e Columbia e ha lavorato alla Mckinsey Company e alla Nbc. Ivanka ha 34 anni ed è cresciuta a Trump Tower, New York. Laureata in economia, è stata modella e imprenditrice. Chelsea è vicepresidente della Fondazione Clinton e Ivanka è vicepresidente del settore svillupo e acquisti dell’Organizzazione Trump.
TRADIMENTI IN FAMIGLIA
Le due donne hanno dovuto affrontare lo scandalo mediatico provocato dalle infedeltà dei genitori: Chelsea aveva 18 anni quando si è scoperta la relazione del padre, Bill Clinton, con Monica Lewinsky e Ivanka Trump aveva nove anni quando i suoi si sono separati dopo il tradimento del padre Donald Trump con l’attrice Marla Maples.
Ivanka si è sposata nel 2010 con Jared Kushner, un magnate ebreo. Ha tre figli: Arabella, Joseph e Theodore. Chelsea si è sposata con Marc Mezvinsky, banchiere, anche lui ebreo. La coppia ha due figli: Charlotte e Aidan. I loro figli frequentano gli stessi ambienti.
IL FUTURO POLTICO DI IVANKA
Secondo Allert Brown-Gort, direttore associato dell’Istituto di studi latini dell’Università di Notre Dame, il ruolo di Ivanka Trump nella campagna elettorale americana è molto più rilevante rispetto a quello di Chelsea Clinton: “È una delle persone che parla per il candidato, ha più autorità […] è un volto più accettabile, più intelligente e più pulito”.Dall’opinione pubblica, Ivanka Trump è vista come un personaggio più articolato del padre e con posizioni meno radicali. La sua figura ha senza dubbio influito nelle strategie adottate dal team della campagna. Molti analisti guardano con sorpresa il fatto che il padre si sia dato alla politica prima di lei.
Mentre Chelsea Clinton è un volto famigliare per gli americani, quello di Ivanka appare fresco e nuovo. Il futuro della figlia del magnate all’interno del Partito repubblicano – qualunque sia il risultato delle elezioni dell’8 novembre – sembra ormai garantito.