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La Kuznetsov procede da programma verso la Siria, per essere pronta a colpire durante le presidenziali americane

I primi di luglio è uscito un articolo su Russia Today che parlava del prossimo dispiegamento della portaerei russa “Admiral Kuznetsov” nel Mediterraneo orientale per prendere parte alle operazioni in Siria (stessa storia ripresa anche a metà settembre attraverso le parole ufficiali del ministro della Difesa Sergei Shoigu). RT (acronimo con cui è conosciuta Russia Today) è un media network globale legato a doppio filo col Cremlino, dunque molto spesso intriso di propaganda, però quando riprende questo genere di notizie va registrato. La notizia, dice il pezzo dei russi, è stata data da una fonte diplomatica alla Tass – che un’agenzia stampa per cui vale il discorso fatto per RT. E infatti, la Kuznetsov è partita quattro giorni fa da un porto della regione di Murmask, nord artico russo, per andare nelle acque più calde (si passerà il gioco di parole, essendolo in tutti i sensi) del Mediterraneo siriano. Partenza prevista, dicevano a luglio quelli di RT, metà ottobre, arrivo previsto inizio novembre. Tutto da programma, insomma.

La notizia, annunciata da tre mesi, della discesa dell’ammiraglia della flotta russa (nonché unica unità del genere) verso sud ha comunque mandato in tilt i sistemi politici e media nord-eruopei. Chi scrive segue quotidianamente le pubblicazioni in Norvegia, Belgio, Regno Unito, che riprendono e arricchiscono con analisi le foto scattate a bordo delle varie imbarcazioni e dei vari velivoli che la Nato ha spostato per seguire il percorso della Kuznetsov e del suo gruppo da battaglia composto anche dall’incrociatore “Pietro il Grande” (in russo “Pyotr Velikiy”, è un lanciamissili a propulsione nucleare, e basta questo per capire che la task force movimentata da Mosca è di tutto rispetto). Tra le imbarcazioni che accompagnano la portaerei ci potrebbe essere anche un sottomarino, ci sono due cacciatorpediniere (una è il “Severomosk” che ha lo stesso nome del porto di partenza, l’altro è il “Vice Ammiraglio Kulakov”), e quattro navi di appoggio: una di queste è un rimorchiatore da altura che lascia acceso il trasponder che segna gli spostamenti, e per questo rende la rotta tracciabile anche attraverso i sistemi open source.

Tra pochi giorni, quando il possente gruppo da battaglia russo arriverà a Gibilterra, probabilmente incontrerà anche altre due fregate, che si uniranno in quello che in molto definiscono il più grosso spostamento navale ordinato da Mosca dai tempi della Guerra Fredda. Questa lettura è per esempio quella data da un alto funzionario della Nato ai giornalisti della Reuters che si trovano a Bruxelles. La fonte dell’agenzia di stampa, che ha scelto l’anonimato anche se la notizia dello spostamento della portaerei è stata data ufficialmente dal Cremlino, aggiunge:”Non è una normale esercitazione: noi sappiamo che in un paio di settimane ci sarà una intensificazione degli attacchi aerei su Aleppo”. Stando ai fatti non serve smuovere “valutazioni di intelligence” come questa o come quelle apparse per esempio suoi media norvegesi per capire la missione della Kuznetsov, dato che è stato lo stesso Shoigu  a chiarire tutto il mese scorso: “Attualmente, il gruppo navale russo nel Mediterraneo orientale comprende almeno sei navi da guerra e tre o quattro navi di appoggio da tutte le flotte. Per aumentare la capacità di combattimento del gruppo, [c’è] in programma di includere l’Admiral Kuznetsov nei ranghi”, riportava l’articolo sopra citato, con tanto di previsionale dei tempi. E non c’è nemmeno da stupirsi troppo delle procedure messe in atto dai paesi Nato che stanno vedendo sfilare il gruppo da battaglia lungo le proprie acque: è prassi che ci siano misure di accompagnamento e osservazione ravvicinata. Semmai lo stato di allerta procurato tra i comandi alleati, specie in quello inglese, possono rappresentare di per sé una notizia, che parla o dell’impreparazione o dell’alto livello di tensione che accompagna questo periodo (a Londra, tra l’altro, la questione si inquadra anche in una fase di atteggiamento duro con cui il Regno Unito cerca di imprimere la propria presenza nelle dinamiche che interessano l’Occidente, siano la Nato, l’Europa o il rapporto con Washington, probabilmente per paura di rimanere indietro, invischiata com’è con le beghe casalinghe della Brexit).

In ultima, la reale preoccupazione dovrebbe essere concentrata su cosa farà la Kuznetsov una volta arrivata in zona operativa, visto che improbabile che i Su-33 che trasporta decidano di bombardare il pontile di Brighton, città del sud inglese al largo della quale si trovano le navi russe al momento della stesura di questo post. Attualmente una fatua pausa dei bombardamenti russo-siriani è calata su Aleppo. Una situazione che probabilmente ha anche spinto l’UE (interessi a parte) a regalare alla Russia un altro gettone di fiducia, evitando di alzare nuove sanzioni per il ruolo giocato negli spietati bombardamenti di queste ultime tre settimane sulla città siriana. Che cosa succederà però quando, stando come stanno le cose, i ribelli non avranno abbandonato il fronte aleppino e la portaerei russa sarà a largo delle coste della Siria? Mosca scatenerà la sua potenza di fuoco per muovere lo scacco finale sulla battaglia che potrebbe significare la vittoria dell’intera guerra? La Russia approfitterà della scarsa concentrazione dell’America, che in quei giorni sarà alle prese con delicatissima fase elettorale per la presidenza per colpire ancora più duramente? (A proposito: la Kuznetsov dovrebbe restare, sempre da programma, fino a dicembre, poi ripartirà per ampi lavori di manutenzione che la terranno vari mesi lontana dai teatri operativi; disclaimer per quando a dicembre si scriverà che è ancora lì a martellare Aleppo, sempre che a dicembre Aleppo ci arrivi).

(Foto: Twitter, il cacciatorpediniere “Vice Ammiraglio Kulakov” con lo sfondo inconfondibile delle falesie inglesi)



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