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La Russia invia massicci rinforzi armati in Siria

Mercoledì scorso la Duma, la camera bassa russa, ha votato una ratifica che definisce la base aerea siriana di Hmeymim, a sud-est della roccaforte presidenziale di Latakia, Siria mediterranea, un’istallazione permanente a tempo indeterminato, creando di fatto il secondo di questi punti di appoggio russi in Siria dopo la base navale di Tartus, che lunedì il vice ministro della Difesa russo ha annunciato sull’agenzia di stampa statale Tass prossima a diventare anch’essa “permanente” (al momento è un punto di appoggio logistico, dal 1971, quando il paese era guidato dal fedele Hafez el Assad, padre di Bashar). Nello stesso giorno un’analisi della Reuters confermava quello che già gli osservatori riportavano da un po’: dopo la rottura del cessate il fuoco deciso con gli Stati Uniti, la Russia ha aumentato la sua presenza in Siria. Si tratta del più grosso dispiegamento sul territorio siriano da quando, a metà marzo, Vladimir Putin in persona aveva annunciato pubblicamente la riduzione parziale per proprio impegno nel conflitto.

GLI S-300 E LA NO-FLY ZONE RUSSA

A cominciare dalla presenza degli S-300, i sistemi missilistici anti-aerei che rappresentano quella che in gergo tecnico viene definita A2/AD, ossia Anti Access Air Denial, una zona in cui i voli aerei sono completamente controllati ed è discrezione del comando russo decide chi può e chi non può volare. Il 5 ottobre un tweet minaccioso dell’ambasciata russa in America avvisava che “all jokes aside“, scherzi a parte, Mosca avrebbe preso qualsiasi misura necessaria per proteggere il proprio personale “dai terroristi”. Ma i terroristi non hanno gli aerei, e allora perché gli S-300? Si tratta di una misura di deterrenza – l’Italia in un quadro Nato ha schierato a giugno dei missili antiaerei Samp-T in Turchia – ed è stata la stessa portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova a spiegare che l’intelligence russa aveva avuto informazioni su possibili attacchi agli aeroporti siriani e per questo s’è deciso per lo schieramento. Ora di fatto l’aviazione di Bashar el Assad può muoversi liberamente senza il rischio di interferenze, per esempio americane, e le strutture a terra sono protette da eventuali attacchi aerei. Non è un’evenienza così remota, al di là delle dichiarazioni di Zakharova: a parte la vicenda di fine settembre, in cui una postazione delle milizie affiliate all’esercito siriano è finita per un clamoroso errore sotto le bombe della Coalizione a guida internazionale a Deir Ezzor (Siria centro-orientale), a Washington s’è tornato a parlare della possibilità di “usare la forza militare contro Assad”; per esempio, il virgolettato è di Mike Pence, candidato alla vice presidenza degli Stati Uniti, in pieno disaccordo col suo presidente, Donald Trump. “Gli S300 in pratica consentono alla Russia di dichiarare una no-fly-zone” ha commentato con l’agenzia inglese Justin Bronk, analista di difesa e aerospazio allo Royal United Service Institute di Londra. E qui torna di nuovo la questione delle presidenziali americane: è stata l’altra candidata, la democratica Hillary Clinton a ribadire la necessità che una parte della Siria – l’idea è Aleppo fino al confine nord turco e altre zone particolarmente calde – sia sottoposto all’interdizione al volo. Sembra però che la Russia si sia mossa in anticipo, e con un fine diverso da quello dichiaratamente umanitario (forse utile, visto quel che è successo al convoglio di aiuti della Mezzaluna a fine settembre): aiutare Assad, che di violazioni umanitarie è protagonista. (Nota: è possibile istituire una no-fly zone dove a tutti gli effetti si fatica ad avere la supremazia aerea?).

NAVI E AEREI CARICHI DI RINFORZI

La Reuters per la sua analisi ha utilizzato fonti open source, partendo dai blogger turchi che tracciano le navi sul Bosforo (Bosphoro Naval News) che hanno visto sfilare il cosiddetto “Syrian Express” con ritmi senza precedenti in questi ultimi mesi. Il ponte di rifornimento continuo taglia una rotta che lo rende rintracciabile, e così si susseguono le foto dei battelli della marina russa diretti a Tartus carichi al punto che la linea di pescaggio si vede appena. Almeno dieci navi sono passate negli ultimi giorni di settembre, quelli in cui la tregua si stava sgretolando, mentre soltanto cinque ne erano passate nei 13 giorni precedenti all’inizio del cessate il fuoco (dal 27 agosto al 7 settembre). Anche il ponte aereo verso la base di Hmeymim è stato piuttosto intenso: i cargo militari Ilyushin Il-76 e Antonov An-124 provenienti dalla Russia sono atterrati sei volte nei primi sei giorni di ottobre in Siria, mentre ad agosto e settembre il ritmo era stato di 12 al mese, e almeno otto voli di aerei passeggeri sono partiti dalla Russia verso Latakia (con a bordo forse personale tecnico, come gli ingegneri che servono per gli S-300). Anche in questo caso si tratta di dati poco opinabili, perché la Reuters li ha ottenuti attraverso le osservazioni di Flightradar24, un sito libero che traccia tutti i voli mondiali con trasponder accesso (perché gli aerei russi lasciano il dispositivo per il tracciamento aperto?). E il giornale russo Izvestia ha segnalato che alcuni Sukhoi Su-24  e Su-34 sono arrivati in Siria la scorsa settimana, e questo, sommato all’invio di altri Su-25 a fine settembre, potrebbe aver ristabilito il numero complessivo vicino a quello pre-ritiro.

LA YANTAR

Girano altre foto che segnano l’avvicinamento di battelli da guerra russi alla costa siriana (per esempio, la fregata “Yaroslav Mudry” è a largo di Ceuta, in Spagna, direzione est; le corvette “Serpukhov” e “Zeleny Dol” sono a largo di Malta), ma la storia più interessante riguarda un’altra nave, la “Yantar”. “La Yantar è un’unità molto moderna espressamente progettata per effettuare attività oceanografiche e operazioni sul fondale marino – spiega a Formiche.net l’analista specializzato in questioni militari Giuliano Ranieri – grazie alle sofisticate attrezzature presenti a bordo, tra cui due mini-sottomarini capaci di raggiungere notevoli profondità. La recente sosta nello spazio di mare tra Cipro e la Siria potrebbe essere legata ad attività di mappatura e studio dei fondali considerata anche la presenza di cavi sottomarini che collegano Cipro alla Turchia. Lo scorso anno la presenza della Yantar a nord di Cuba fu motivo di preoccupazione per le autorità statunitensi proprio a causa del passaggio di cavi nella zona” (della missione cubana se n’era parlato su Formiche.net). Ora la nave è a sud del Libano, ma l’aspetto interessante, sui cui collegamenti non è possibile ottenere ulteriori informazioni, è che la Yantar, partita dal Mar Nero in direzione Oman, ha stazionato per giorni sopra ai cavi che trasportano comunicazioni in Turchia la settimana precedente all’incontro di lunedì 10 ottobre tra il presidente Recep Tayyp Erdogan e Putin: ufficialmente il russo è andato a Istanbul per partecipare allo World Energy Congress. Russia e Turchia stanno vivendo una fase di non belligeranza, ci sono stati vertici specialistici e confidenziali tra generali e uomini dell’intelligence, durante i quali Mosca è stata ragguagliata delle operazioni turche all’interno del territorio settentrionale siriano. Attività su cui i russi hanno dato sostegno ad Ankara, e pensare che qualche mese fa – prima del nuovo avvicinamento – sarebbero potute essere il pretesto per far scoppiare una mezza guerra mondiale.

(Foto: Wikipedia, rinforzi russi alla base di Hmeymim)


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