In un’intervista alla Stampa, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha rivelato che nel 2018 un contingente militare italiano sarà inviato nel Baltico, area in cui la presenza militare dell’Alleanza è considerata un elemento strategico per imprimere deterrenza e pressione geopolitica sulla Russia. Saranno “pochi uomini” precisa Stoltenberg, che era a Roma per un incontro con Papa Francesco, un’udienza privata dove pare che il Medio Oriente sia stato un realtà il centro delle discussioni; il giorno precedente il Pontefice aveva parlato del “disumano” conflitto in Siria, “implorando […] un immediato cessate il fuoco” durante l’udienza generale. I soldati italiani saranno inviati in Lettonia i militari del contingente italiano impegnato nella missione decisa dalla Nato ai confini con la Russia, ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, rispondendo stamattina alle domande dei cronisti che le chiedevano dell’intervista di Stoltenberg. “Al vertice di Varsavia – ha affermato Pinotti – l’Italia, come altre nazioni, ha dato la disponibilita’ di fornire una compagnia con numeri non molto consistenti all’interno di una organizzazione che prevede il coinvolgimento di moltissime nazioni della Nato”.
BATTAGLIONI NEL BALTICO E GIUDA DI SPEARHEAD, IL 2018 ITALIANO
Da maggio 2017 inizierà il dispiegamento di quattro mila soldati Nato divisi in tre battaglioni che saranno impiegati nei Paesi baltici e un altro in Polonia, “un segnale che la Nato è pronta a difendere ogni alleato”, disse a giugno sempre Stoltenberg, con “una risposta multinazionale” ha sottolineato adesso alla Stampa. Tra questi, l’anno successivo alla messa in funzione, arriveranno anche i soldati italiani. Sempre nel 2018 spetterà all’Italia guidare temporaneamente le operazioni della Task Force ad intervento rapido (Vjtf è l’acronimo tecnico) “Spearhead”: una forza composta da diverse migliaia di unità, truppe terrestri e mezzi meccanizzati, artiglieria pesante, batterie antimissili, cacciabombardieri, elicotteri, che è stata messa in operatività nei primi mesi del 2015, con comandi posizionati all’interno di otto paesi del cosiddetto “Fronte orientale”, la fascia di Europa confinante con la Russia.
DIALOGO E FERMEZZA
“Non siamo nella Guerra fredda, ma non c’è nemmeno il partenariato a cui lavoriamo da anni. Attraversiamo un territorio nuovo, è un sistema di relazioni con Mosca mai visto sinora” ha detto il segretario al quotidiano di Torino, ribadendo che il dispiegamento militare non preclude il “tenere aperto il dialogo con Cremlino”. “Il messaggio deve essere ‘Difesa e Dialogo’ e non ‘Difesa o Dialogo'”, ha sottolineato Stoltenberg, riprendendo un aspetto su cui il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni era già passato: “Fermezza e dialogo” aveva detto il capo della diplomazia italiana durante la conferenza stampa congiunta dopo la visita dell’omologo canadese Stephane Dion. Sotto questa linea i soldati ai confini “non sono un’aggressione”, commenta adesso Gentiloni davanti alle accuse russe alla Nato, rea per Mosca di creare nuove divisioni – la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sentita dall’Ansa per una replica sul futuro impegno italiano ha detto: “La politica della Nato è distruttiva. L’Alleanza è impegnata nella costruzione di nuove linee di divisione in Europa invece che di profonde e solide relazioni di buon vicinato”. Gentiloni ha specificato anche il numero molto limitato del contingente che partirà per il Baltico, “140 uomini”, che in Lettonia staranno agli ordini proprio del Canada, che guida la missione.
RAPPORTI MUSCOLARI
Non è un’aggressione, ma è di certo una fase muscolare dei rapporti. Per esempio, a metà settembre la Nato ha rifiutato la proposta russa di tenere accesi i trasponder degli aerei (ossia il sistema che ne permette l’identificazioni immediata) che pattugliano le aree dell’Europa settentrionale. I funzionari dell’Alleanza spiegarono al Wall Street Journal che dietro all’atteggiamento negativo c’era un generale senso di sfiducia nei confronti di Mosca: gli aerei russi, caccia e bombardieri strategici, hanno più volte violato gli accordi di volo, spingendosi a trasponder spenti fino alle aree ad est della Gran Bretagna e dell’Olanda: situazioni in cui s’è reso necessario l’intervento di intercettori Nato che poi hanno scortato i velivoli russi sulla via del rientro. “Il canale è lì, è aperto e pronto, ma non è in uso”, aveva commentato il generale ceco Petr Pavel, il capo del comitato militare dell’organizzazione. Lunedì, il ministero della Difesa della Lituania, dove in settimana sono arrivati tre E-3 Awacs Nato (tecnologici aerei da monitoraggio), ha annunciato di aver intercettato (scrambled, in gergo tecnico) 20 voli russi soltanto nell’ultima settimana. Per lo più caccia Su27 e aerei da trasporto militare Antonov e Ilyushin, secondo il comunicato, e tutti viaggiavano a trasponder spenti: si tratta di provocazioni e forme di deterrenza che la Russia ha aumentato sensibilmente da quando i rapporti con Nato e Occidente si sono raffreddati a seguito della crisi in Ucraina.
MISSILI NUCLEARI AI CONFINI
Sempre in quest’ottica, cinque giorni fa un satellite americano ha intercettato il trasferimento di missili Iskander, a capacità nucleare anche se a corto raggio, nell’exclave militare russo di Kaliningrad (tra Polonia e Lituania). Il portavoce del ministero della Difesa russo ha detto che “non c’è nessun segreto sul dislocamento di questi armamenti”, anzi “durante il trasferimento un Iskander è stato appositamente esposto mentre passava un satellite di ricognizione americano per capire i parametri di funzionamento dello strumento orbitale”. Ma il capo di stato maggiore delle forze di difesa estoni, il generale Riho Terras, ha dichiarato di vedere i missili come parte di un progetto russo “per portare il Mar Baltico e i passaggi che conducono ad esso sempre più sotto il suo controllo, per controllarlo come fa con il Mar Nero”. In risposta a questi movimenti, che hanno suscitato preoccupazione nei paesi limitrofi, la Svezia ha posizionato un contingente militare sull’isola di Gotland, che si trova dirimpetto a Kaliningrad. Più a nord, sul Mare di Barents, il sottomarino nucleare russo “Novomoskovsk” il 12 ottobre ha testato un missile balistico Sineva verso un poligono in Kamchatka – un’altra prova muscolare su un’altra aerea di tensioni, il Polo.
FORZA, CALMA E DETERMINAZIONE
“Dobbiamo essere forti, calmi, uniti e determinati. È così che si prevengono i conflitti. La Nato deve rafforzare la Difesa e fare il possibile per avere una relazione di maggiore cooperazione con la Russia” ha detto Stoltenberg a Marco Zatterin, il giornalista della Stampa che lo ha intervistato. L’Italia, nel quadro operativo dell’Alleanza, partecipa attivamente ad operazioni e missioni strategiche: a giugno, per esempio, un contingente militare e tecnico italiano è arrivato in Turchia con dei missili Samp-T di tipo difensivo nell’ambito del programma MEADS, ossia il Medium Extended Air Defense System.