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Maurizio Crozza, Virginia Raggi e i frigoriferi

Virginia Raggi

Nei giorni scorsi, una signora di mia conoscenza, recandosi, prima di partire, alla toilette del Club Eurostar  della Stazione Termini, ha avuto una sgradita sorpresa. Aprendo la porta della sala riservata alle donne (e agli handicappati) si è imbattuta in un autorevolissimo e rappresentativo magistrato intento a svuotare la vescica. Ha richiuso immediatamente ed è rimasta in attesa fuori. Dopo pochi secondi è uscito il magistrato e guardando  la signora dal basso verso l’alto (dal momento che lui è basso e la signora alta)  ha sentenziato così: ‘’Ero convinto di aver chiuso la porta’’. La signora – che lo aveva riconosciuto e che è una persona  dalla battuta pronta – gli ha fatto notare che, in quella incresciosa situazione, non c’era solo un problema di uso appropriato della maniglia: quel bagno era riservato alle donne. Il magistrato non ha aggiunto un beo. I sovrani non si scusano mai.

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Quando sfotteva Giovanni Floris per aver inserito, nel talk show  ‘’Di martedì’’, blocchi dedicati agli argomenti più strambi, il grande Maurizio Crozza  si era inventata una rubrica sui frigoriferi. Tanto che il Crozza-Luttwak era ansioso di esibirsi su quell’argomento. Se mai Floris decidesse davvero di parlare di frigoriferi chi sarebbe più adatta a farlo se non Virginia Raggi?

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Di congiure ne abbiamo viste tante al cinema. Tragiche e tetre come ‘’La congiura dei boiardi’’, la seconda parte della triologia del grande Sergei Mikhailovich Eisenstein, dedicata ad Ivan il terribile.  Intelligenti e divertenti come ‘’La congiura degli innocenti’’ di  Alfred Hitchcock. Nella storia, poi, le congiure si contano a centinaia, vere o presunte, riuscite o fallite che siano. Hanno congiurato in tanti: sovrani, nobili, militari, politici, donne fatali, prelati, parenti-serpenti, speculatori  e quant’altro. I congiurati hanno usato di tutto: pugnali, pistole, veleni,  killer, truppe  infedeli, bombe, diffamazione, manovre di Borsa, ecc. Fino ad ora, però, nessuno aveva mai congiurato rottamando dei frigoriferi ed abbandonandoli per strada.

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Tu quoque, frigo, fili mihi!

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‘’Arriva per taluni un giorno, un’ora/ in cui devono dire il grande Si/ o il grande No. Subito appare chi/ ha pronto il Si: lo dice e sale ancora/ nella propria certezza e nella stima./ Chi negò non si pente. Ancora No/ se richiesto, direbbe. Eppure il No/ il giusto No, per sempre lo rovina’’.  (Costantino Kavafis,  1863-1933)



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