Skip to main content

Tutte le astruse polemichette per l’Italia con la Nato in Lettonia

Siccome non c’è notizia più nuova di una già data, due giorni di dibattito per il 65° anniversario del Nato Defense College di Roma hanno prodotto una confusione politico-mediatica. La “colpa” è dell’intervista rilasciata alla Stampa del 14 ottobre dal segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, nella quale ha parlato del futuro impegno italiano con circa 140 militari in Lettonia, insieme con altre nazioni e sotto comando canadese forse già nella prossima primavera, e della guida italiana nel 2018 della cosiddetta Vjtf (una forza congiunta di reazione rapida ad altissima prontezza). Solo quest’ultima data era forse una novità, perché nel comunicato finale del vertice Nato di Varsavia dello scorso luglio era già stato annunciato l’impegno italiano in Lettonia e dunque ai confini russi, aggiungendo che alla Vjtf avrebbero concorso sette nazioni, tra cui l’Italia, a rotazione fino al 2022.

Se questa intervista ha causato in Italia un po’ di dichiarazioni alle agenzie di stampa, ha consentito a Mosca di continuare nelle stilettate diplomatiche giudicando l’“annuncio” di Stoltenberg come “una politica distruttiva della Nato”. I pompieri sono stati il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e quello della Difesa, Roberta Pinotti. Il titolare della Farnesina ha ribadito un concetto noto, e cioè che “non è un’aggressione” bensì una scelta “di rassicurazione e difesa dei nostri confini come Alleanza” e che certe decisioni “non influiscono minimamente nella linea di dialogo che l’Italia ha sempre proposto e condiviso con la Nato e che può e deve andare in parallelo con le rassicurazioni ai nostri alleati che si sentono a rischio”. Stessa linea del ministro Pinotti: da un lato era già tutto noto da luglio, dall’altro “con la Russia si deve dialogare”. Dialogo con Mosca che da sempre è centrale per il centrodestra mentre Beppe Grillo paventa addirittura venti di guerra e annuncia che con il M5S al governo nessun soldato italiano sarebbe al confine russo. La tensione Nato-Russia è destinata comunque a continuare se Stoltenberg arriva a dire che Mosca “è sempre più assertiva e imprevedibile e ha schierato sistemi missilistici vicino ai Paesi alleati”, per cui i membri dell’Alleanza “sono profondamente preoccupati da questo comportamento”. Il dialogo è fondamentale perché “dobbiamo evitare azioni e calcoli errati che possono far sfuggire di mano la situazione”.

Messa da parte la polemica di giornata, la sessione di due giorni al Nato Defense College (che festeggia anche i 50 anni del trasferimento a Roma) ha toccato i temi caldi di questi mesi: fronte Est e Sud dell’Europa, immigrazione, crisi siriana. Nessuna notizia fresca, diverse diplomatiche sollecitazioni affinché le esigenze italiane siano tenute in sempre maggiore considerazione. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’intervento di giovedì 13 è stato chiaro: all’interno dell’Alleanza atlantica occorre la massima coesione per fronteggiare “l’evoluzione degli scenari sul fianco Sud ed Est dell’Alleanza”. Non solo Est, dunque, dove non si deve parlare di nuova guerra fredda, ma appunto anche Sud dove servono “coerenza e responsabilità” per affrontare le situazioni libica, irachena, siriana e in genere del Mediterraneo e dove, sull’immigrazione, l’Italia “sopporta il peso praticamente da sola”. In parole povere, così come l’Italia è in prima linea nell’assumersi compiti e responsabilità in seno alla Nato anche sul fronte russo, oltre che in tante altre missioni, occorre che tutti i Paesi dell’Alleanza si sentano obbligati a ricambiare su quello dell’immigrazione e libico.

E’ certamente un buon segnale la missione Nato Sea Guardian, varata a Varsavia, che dovrà collaborare con la missione europea Eunavfor Med (o missione Sophia) come supporto logistico e di scorta purché “entri in azione senza ritardi” come ha chiesto Mattarella. Lo stesso Gentiloni, nella conferenza stampa finale con Stoltenberg, ha ribadito che “l’impegno strategico Nato nel Mediterraneo è uno dei modi di una crescente cooperazione” augurandosi che la collaborazione tra Sea Guardian e Sophia passi da punto di contatto a rapporto reciproco. Un nuovo e importante appuntamento sarà il vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza (il primo dopo Varsavia) in programma il 26 e 27 ottobre a Bruxelles. Sul sistema di difesa comune europea, Stoltenberg ha detto che “il progetto è di grande importanza per la Nato perché 26 dei nostri alleati sono Paesi europei e una difesa europea più forte può dare un contributo al rafforzamento dell’Alleanza, ma occorre evitare duplicazioni” ripetendo ancora una volta quello che è un punto centrale del suo mandato: la necessità che i Paesi membri aumentino la spesa per la Difesa. Da un lato, dunque, l’Ue dev’essere complementare alla Nato, dall’altro il segretario generale rileva che, dopo anni di tagli, la spesa per la difesa torna ad aumentare “anche in Italia, perché viviamo in un mondo più pericoloso con nuove sfide e minacce e dobbiamo adattarci”.

I vertici militari italiani si augurano di non avere brutte sorprese nella Legge di bilancio.



×

Iscriviti alla newsletter