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Il Mediterraneo, Isis e i rischi della rotta balcanica. Parla Manciulli (Pd)

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Il Mediterraneo e il Medio Oriente per due giorni protagonisti del dibattito alla Camera dei Deputati, che ieri e oggi ha ospitato i lavori dell’Assemblea Parlamentare della Nato: l’occasione per fare il punto della situazione su quanto sta avvenendo in questo spicchio di mondo ancora una volta fondamentale nella tenuta degli equilibri geopolitici globali. Presenti oltre 140 parlamentari in rappresentanza di 40 diversi Stati, tra cui i membri della Nato e i Paesi del Golfo e della sponda Sud del Mediterraneo.

IL RILANCIO DELLA NATO E IL RUOLO DELL’ITALIA

Un appuntamento promosso da Andrea Manciulli, capo della delegazione italiana all’Assemblea Parlamentare della Nato e vicepresidente della commissione Affari Esteri di Montecitorio. “E’ un incontro importante perché sta consentendo ai paesi dell’Alleanza Atlantica di discutere e dialogare direttamente con gli Stati della sponda meridionale del Mediterraneo e del Medio Oriente“, ha commentato a Formiche.net Manciulli, per il quale l’Italia oggi è chiamata più che mai a giocare un ruolo cardine nell’area: “Sta facendo breccia la nostra tesi: la minaccia terroristica non si contrasta solo militarmente. Serve anche un impegno di carattere ideale e culturale“.  La due giorni però – ha fatto presente ancora l’esponente del Partito Democratico – riveste anche un significato ulteriore: “Credo fermamente nel rilancio dell’azione della Nato. Questo seminario dimostra chiaramente che le sue funzioni sono imprescindibili“.

ALLERTA SUI BALCANI

Manciulli ha quindi invitato la comunità internazionale a tenere un faro ben puntato sulla zona dei Balcani. Da un lato – ha affermato – la rotta balcanica è una delle preferite dai terroristi per raggiungere l’Europa dai Paesi mediorientali. Dall’altro – ha sottolineato – “assistiamo ad una recrudescenza del radicalismo cui è necessario prestare la massima attenzione“. Bosnia e Kosovo sono in questo senso le aree geografiche considerate più a rischio da Manciulli, convinto che ci si debba concentrare su queste situazioni molto più che sui barconi dei migranti: “Non abbiamo evidenze che trasportino terroristi“.

IL FUTURO DELLA LIBIA

Per l’Italia, però, parlare di Mediterraneo vuol dire soprattutto parlare di Libia: “Dobbiamo sostenere il più possibile il governo di Fayez al-Sarraj. Ogni nostro sforzo deve essere speso per il raggiungimento di questo obiettivo“. Un risultato da centrare per garantire, innanzitutto, alla Libia la possibilità di rinascere dal punto di vista economico. “E’ fondamentale che ciò accada“, ha spiegato Manciulli, secondo cui uno dei pericoli principali è che si venga a consolidare un’economia illegale – parallela a quella “ufficiale” e alimentata dal traffico di essere umani, di stupefacenti e di armi – che potrebbe fare del Paese un tempo governato da Mu’ammar Gheddafi una sorta di Afghanistan di talebana memoria. Certo i problemi abbondano e comprendono anche le rivendicazioni del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Tobruk: “Ma noi dobbiamo continuare a favorire il dialogo, consapevoli che non esistono strade alternative“.

IL TEATRO SIRIANO

Sul fronte della guerra all’Isis qualche buona notizia sta arrivando dalla Siria dove il califfato continua a perdere terreno. Ma è chiaro sia troppo presto per tirare un sospiro di sollievo, anche perché il bilancio degli innocenti che stanno perdendo la vita in questa interminabile guerra è ormai da catastrofe come dimostrano gli ultimi fatti di Mosul. In ogni caso – ha avvertito Manciulli – “i passi avanti sul terreno militare non devono creare false illusioni. Questa vittoria non sconfiggerà il terrorismo, ma anzi rischia di farlo crescere ulteriormente“.

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