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Prove tecniche per la storica intesa tra Cina e Vaticano

Jorge Maria Bergoglio

Un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha detto venerdì che “la Cina è sincera nella sua volontà di migliorare i suoi rapporti con il Vaticano e sta compiendo considerevoli sforzi” a tale riguardo. “Abbiamo la volontà di compiere sforzi congiunti con il Vaticano per incontrarci a metà strada e migliorare i legami bilaterali con dialogo costruttivo”. A darne notizia è stata la prestigiosa e autorevole agenzia cinese Xinhua.

L’INCONTRO DECISIVO

In precedenza era stata la Reuters, con una lunga esclusiva che cita fonti anonime ben introdotte nel negoziato, a raccontare lo stato dei rapporti tra la Santa Sede e Pechino. I rappresentanti delle due delegazioni si dovrebbero incontrare prima della fine di ottobre a Roma e l’argomento della conversazione dovrebbe essere quello che più ha diviso in questi decenni le due parti: l’ordinazione dei vescovi in Cina.

IL RICONOSCIMENTO DEI VESCOVI

Il Vaticano – che si è trincerato dietro un “no comment” in merito alle notizie di stampa – sarebbe pronto a riconoscere almeno quattro vescovi cinesi nominati da Pechino senza il consenso papale, e quindi al momento considerati illegittimi dalla Santa Sede. Tra questi figurerebbe anche Ma Yinglin, vescovo di Kuming e presidente del consiglio dei vescovi cinesi. Quest’ultimo ha partecipato anche alla fase dei negoziati, compresa la decisiva di agosto, quella in cui per la prima volta è stato permesso ai vescovi cinesi di incontrarsi direttamente con le autorità vaticane. In più, Pechino si sta preparando a ordinare almeno due nuovi vescovi entro la fine dell’anno, con la “benedizione” (scrive Reuters) del Vaticano.

LA BOZZA D’INTESA

Secondo la bozza dell’accordo, aggiunge l’agenzia di stampa internazionale, i nuovi vescovi saranno scelti dal clero locale con il Papa chiamato a confermare in ultima istanza la nomina. Il Pontefice potrebbe porre il veto su un candidato per motivazioni etiche e comunque presentando solide argomentazioni a sostegno del rifiuto. Entrambe le parti considerano comunque urgente procedere a un’intesa circa l’ordinazione dei vescovi, dal momento che circa trenta delle più di cento diocesi in Cina sono attualmente vacanti e ulteriori trenta sono guidate da vescovi ultrasettantacinquenni.

GLI OSTACOLI ANCORA PRESENTI

Gli ostacoli però permangono, al punto che nessuno in Vaticano conferma che il più è fatto. Prevale la prudenza, anche perché c’è la questione-Taiwan (Paese con il quale la Santa Sede mantiene lunghe relazioni diplomatiche). Tra l’altro, ha fatto discutere la decisione di Pechino di procedere all’ordinazione di un vescovo senza placet papale e proprio durante la delicata trattativa. E c’è, tra l’altro il timore che la volontà di raggiungere un’intesa possa portare Roma a fare troppe concessioni alla Cina.

LE DIVISIONI TRA I VESCOVI

Tra chi teme questo epilogo, ad esempio, c’è il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, che da anni implora il Vaticano di non cedere alle richieste di Pechino. Una linea diversa da quella del successore, il cardinale John Tong Hon, e dal segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, profondo conoscitore del dossier e già negli anni scorsi protagonista delle trattative, prima del suo trasferimento alla nunziatura di Caracas nel 2009.

L’OTTIMISMO DEL PAPA

Il 2 ottobre scorso, nella conferenza stampa che lo riportava a Roma dal viaggio nel Caucaso, il Papa si era detto “ottimista” circa lo sviluppo del dialogo: “Voi conoscete bene la storia della Cina e della chiesa: la chiesa patriottica, la chiesa nascosta. Ma noi siamo in buoni rapporti, si studia e si parla, ci sono commissioni di lavoro”. “Le cose lente vanno bene, sempre. Le cose in fretta non vanno bene”.

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