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Quali sono i due ostacoli che impediscono l’unità tra cattolici e anglicani

Papa Francesco e Justin Welby, primate anglicano, vanno d’accordo. Tra i due c’è intesa e le parole che l’arcivescovo di Canterbury ha pronunciato al termine dell’udienza in Vaticano con il Pontefice di ieri sono emblematiche: “Le sue lettere ed encicliche hanno parlato ben oltre Roma e la sua chiesa, in una maniera che è universale”. Non parole di circostanza, considerate le frizioni (anche recenti) che sussistono tra cattolici e anglicani.

L’INTESA CON IL PRIMATE ANGLICANO

Ma Welby va oltre: “Vorrei esprimerle gratitudine per la sua guida e il suo esempio e specialmente per il loro effetto sulla comunione anglicana”. “Prego che – ha aggiunto – malgrado le cose che dividono, noi possiamo essere pubblicamente determinati a spingere in avanti laddove riusciamo, insieme a tutti gli altri cristiani, specialmente quelli che soffrono, nel mondo ortodosso e in quello orientale”.

LE PAROLE DI FRANCESCO

Nel suo saluto, Francesco ha parlato di “bellissimo segno fraterno” nel “vedere i primati di così tante province della Comunione anglicana insieme”. “Pensando al prosieguo del nostro cammino comune, mi vengono in mente tre parole: preghiera, testimonianza, missione”. Sul primo punto, ha spiegato il Papa, “è cresciuta la convinzione che l’ecumenismo non è mai un impoverimento, ma una ricchezza”.

I PUNTI DI DISACCORDO

Tuttavia, le distanze permangono e sono molto forti su determinati punti. La Dichiarazione comune diffusa mercoledì prima della celebrazione dei Vespri nella chiesa dei santi Andrea e Gregorio al Monte Celio, chiarisce bene quali sono i punti di disaccordo. “Nuove circostanze – recita il documento – hanno apportato nuovi disaccordi tra di noi, particolarmente a riguardo dell’ordinazione delle donne e di più recenti questioni relative alla sessualità umana. Dietro queste divergenze rimane una perenne questione circa il modo di esercizio dell’autorità nella comunità cristiana. Questi sono oggi alcuni aspetti problematici che costituiscono seri ostacoli alla nostra piena unità”.

UNITA’ LONTANA

La diagnosi è netta, così come la prognosi: “Mentre, come i nostri predecessori, anche noi non vediamo ancora soluzioni agli ostacoli dinanzi a noi, non siamo scoraggiati. Con fiducia e gioia nello Spirito Santo confidiamo che il dialogo e il mutuo impegno renderanno più profonda la nostra comprensione e ci aiuteranno a discernere la volontà di Cristo per la sua chiesa. Siamo fiduciosi nella grazia di Dio e nella Provvidenza, sapendo che lo Spirito Santo aprirà nuove porte e ci guiderà a tutta la verità”.

SACERDOZIO FEMMINILE

I due punti menzionati sono da tempo l’ostacolo alla piena unità. La chiesa anglicana, infatti, da più di vent’anni (dal 1992) ammette le donne al sacerdozio e da poco tempo consente loro anche l’accesso all’episcopato. Nel 2014 fu consacrata la prima donna vescovo, non senza traumi e problemi all’interno della chiesa d’Inghilterra. L’impulso “aperturista” decisivo è stato dato proprio dalla nomina di Welby ad arcivescovo di Canterbury. Già due anni fa si sottolineò come questo passo avrebbe reso più arduo il cammino ecumenico con Roma.

MATRIMONIO OMOSESSUALE

Sul fronte della sessualità, altro elemento di disaccordo che la Dichiarazione comune sottolinea, si ricorda l’apertura sempre di Welby al matrimonio tra persone dello stesso sesso, anche qui non senza frizioni interne alla chiesa anglicana. Ecco perché si parla di “nuove circostanze” e “nuovi disaccordi” che non favoriscono, a oggi, il pieno ristabilimento dell’unità. E questo nonostante gli ottimi rapporti tra il primate anglicano e il vescovo di Roma.



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