La tanto dibattuta bozza di risoluzione intitolata “Occupied Palestine”, ratificata durante l’ultimo giorno della 200esima sessione del Consiglio esecutivo dell’Unesco, ha fatto discutere non solo l’establishment israeliano, ma anche alcuni membri di spicco della stessa Agenzia dell’Onu che si occupa di cultura.
LA POSIZIONE DI WORBS
Quando il testo che tanto sta facendo infuriare Israele era solo una bozza, Michael Worbs, presidente del Consiglio esecutivo dell’Unesco, aveva espresso in più di un’intervista il rammarico per la brutta piega che la questione aveva preso. Worbs avrebbe preferito che a esser messa ai voti per la ratifica finale fosse un testo adottato all’unisono e non rispetto al quale le intenzioni di voto erano state così frammentate. Ad aver votato in favore del testo sono stati, in prima battuta, solo 24 Stati, mentre ben 26 si sono astenuti.
LE PAROLE DI BOKOVA
Anche Irina Bokova (nella foto), direttore generale dell’Unesco, ha fortemente criticato la risoluzione, ricordando il duraturo e profondo legame che unisce tutte e tre le religioni abramitiche – ebraismo, cristianesimo e islam – a Gerusalemme e ai luoghi di culto menzionati nel testo in questione. “Il patrimonio di Gerusalemme è indivisibile e ognuna delle sue comunità ha diritto a un esplicito riconoscimento della propria storia e del proprio rapporto con la città. Negare, cancellare o eliminare ogni tradizione ebraica, cristiana o musulmana mina l’integrità del sito e va contro le ragioni per cui si è deciso di inscrivere lo stesso nella lista dei beni patrimonio dell’umanità stilata dall’Unesco […] In questo microcosmo di diversità spirituale, diverse persone sono devote agli stessi luoghi, talvolta denominati in maniera diversa. Il riconoscimento, l’uso e il rispetto di questi nomi è di primaria importanza” si legge nel comunicato ufficiale rilasciato da Bokova.
L’INTERVENTO DI BAN KI MOON
Infine, anche il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha detto la sua. Secondo quanto detto dal suo portavoce, “il segretario generale […] chiede alle parti di ripristinare lo status quo vigente in relazione ai luiohi sacri della città vecchia di Gerusalemme”, si legge su The Time of Israel.