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Perché la risoluzione Unesco sui monumenti ebraici a Gerusalemme è una vergogna

lode, alfano, voto

È stata confermata l’astensione italiana sulla mozione dell’Unesco che arabizza i monumenti ebraici di Gerusalemme. Propongo al governo Renzi di recarsi in pellegrinaggio all’Arco di Tito a Roma: una delle vestigia della Roma imperiale. Vi è scritta la contromozione sui monumenti di Gerusalemme: quella della verità storica. I ministri Gentiloni e Franceschini, dopo la visita all’Arco di Tito, forse troverebbero quel po’ di coraggio e di onestà intellettuale (oltre che di cultura storica) per correggere quella vergogna italiana del voto antisemita.

L’arte magnifica dell’Arco di Tito dice, da 2000 anni, la verità inconfutabile: Gerusalemme era città ebraica. Gli ebrei abitavano quei luoghi da 1400 anni. I romani occuparono quelle terre che si chiamavano Regno di Giuda e Regno di Israele. Gli occupanti romani, nel 71 dc, per reprimere la ribellione degli occupati, saccheggiarono e distrussero i monumenti ebraici e il loro Secondo Tempio. Com’era uso dei colonizzatori romani, fecero due cose: una, raffigurata sull’Arco di Tito, è il corteo di trionfo dei vincitori che portano in giro, come bottino e segno di conquista, i simboli dei vinti. Lì è la Menorah, il candelabro che illuminava il Tempio, simbolo della religiosità ebraica. L’Unesco nega quel corteo inciso da 2000 anni sul monumento a Tito.

Seconda, i romani cambiarono il nome di quella terra. Che era ebraica da 1400 anni e che loro chiamarono Palestina, un nome inventato dai conquistatori romani. E inventato 600 anni prima che lì comparisse la religione islamica. L’Unesco fa a pezzi la verità.

Ps: nel frattempo la direttrice dell’Unesco, Irene Bukova, per aver espresso critiche alla mozione è stata minacciata di morte. I fondamentalisti islamici non si accontentano che gli venga regalata, con un atto infame, una storia usurpata. Vogliono mettere il loro segno di inciviltà sulla pagina nera dell’Unesco.



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