Si è chiuso alle 4.30 italiane, a Las Vegas (Nevada), il terzo e ultimo dibattito tra Hillary Clinton e Donald Trump.
Avvio fiacco, senza scambi particolarmente forti, un puro e semplice “presentation exercise”, sia pure con un atteggiamento reciprocamente sprezzante (nessuna stretta di mano iniziale): Clinton e Trump hanno illustrato le loro posizioni su Corte Suprema, possesso di armi, aborto. Ognuno ha cercato di parlare al proprio pubblico, senza colpi di scena.
La discussione si è accesa sull’immigrazione, o a partire da questo tema, che ha offerto il pretesto per un duro scambio sulla Russia. Trump ha efficacemente accusato la Clinton (così come Obama) di voler accogliere un numero imprecisato di siriani e di volere frontiere spalancate per i clandestini. Hillary è andata al contrattacco, accusando la Russia di interferire con le elezioni e di essere responsabile delle rivelazioni di Wikileaks, e chiedendo a Trump di dissociarsi esplicitamente. I toni di Hillary si sono fatti forti: “Putin vuole una marionetta alla Casa Bianca, tu vuoi distruggere la Nato, dissociati dallo spionaggio contro i nostri cittadini, sei aiutato da Putin”. La risposta di Trump è apparsa molto difensiva verso Putin: “Putin ha messo da parte te e Obama su tutto, a partire dalla Siria; io non ho mai incontrato Putin, ma se gli Stati Uniti andassero d’accordo con la Russia sarebbe bene”.
Poi un ulteriore scambio da scuola elementare. Lei: “La gente avrebbe paura di avere Trump responsabile delle armi nucleari”. Lui: “E’ una bugia, ho con me centinaia di generali o militari che mi sostengono”.
Si è quindi passati all’economia. La Clinton è apparsa molto schiacciata sulle tesi di Sanders: più tasse sui ricchi, educazione gratis di fatto abbattendo le tasse universitarie, difesa dello “stimulus” obamiano. Trump ha risposto accusando la Clinton di volere un clamoroso aumento fiscale. Trump è parso aggressivo in questa fase: “Le statistiche sul lavoro in America sono molto negative. Hillary è contenta, ma stiamo facendo molto peggio di Cina e India. Hillary parla, parla, parla, ma è incapace di realizzare qualunque cosa, se lei vincerà l’America sarà nel caos”.
Poi la prevedibile parte sulle donne e sulle molestie a sfondo sessuale, dopo le difficili settimane di Trump su questo versante. Trump in difesa: “Non ho mai incontrato le donne che mi accusano, forse volevano un quarto d’ora di notorietà, o forse sono state pagate dai Clinton”. La Clinton ha replicato ribadendo che Trump offende le donne, e che occorre un’America più sana, e che Trump non si scusa mai, nega costantemente le sue responsabilità, perfino quando offende un giornalista disabile o quando se la prende con i genitori di un soldato americano morto. E’ un approccio, un atteggiamento aggressivo su tutto, che genera violenza…Trump ha ribattuto attaccando la Clinton sulle 33mila mai distrutte: “Dovremmo parlare di questo, non di storielle…”. Su questo Trump è ripassato all’attacco: “La Fondazione Clinton ha ricevuto soldi da Paesi dove gli omosessuali vengono buttati giù dai palazzi, perché non restituisce quel denaro? Oppure pensate ad Haiti…”.
Hillary ancora all’attacco sulle tasse di Trump: “Ci sono immigrati che pagano più tasse di lui”. Risposta: “Ci sono donatori e poteri forti amici di Hillary che usano anche più di me norme fiscali che Hillary non ha cambiato”.
Poi Trump ha rialzato i toni, unendo le accuse sul mail-gate e il comportamento scorretto dei media: “Le elezioni sono truccate. Lei non dovrebbe poter concorrere alle elezioni. I media non sono stati corretti. Non so se accetterò il risultato se lei vincerà, devo pensarci…”. Lei: “Questo dimostra che non sei adatto a questo lavoro. Noi dobbiamo sempre accettare i risultati. Il candidato di un partito non può avere questo atteggiamento”.
A seguire, un pesante scambio su Mosul e Isis, su Aleppo e la Siria. Trump all’attacco, spiegando efficacemente che l’Iran sta mettendo tutti nel sacco, e ritornando sul rischio di una valanga di rifugiati. Hillary ha ribadito la sua tesi di una no-fly zone e di zone sicure da realizzare in Siria per proteggere i civili.
Chiusura di nuovo su economia, debito, spesa sociale e Obamacare. Trump ha concluso promettendo posti di lavoro e Pil. Hillary, sempre più pericolosamente “sandersiana”, ha ripetuto per tre volte che aumenterà le tasse ai più ricchi e alle grandi aziende.
Secondo il sondaggista Frank Luntz, che ha seguito come di consueto il dibattito con il suo focus group, Trump è risultato più efficace sull’immigrazione (per 19 cittadini del focus group contro 2, lui ha prevalso su questo tema). E’ invece risultato debole sul tema delle donne: gli elettori non gli credono quando nega le molestie. Clinton debolissima nella risposta sulla sua Fondazione. Trump non è stato seguito dal focus group sulla contestazione delle elezioni: gli elettori vogliono che i risultati siano rispettati da tutti, senza scuse. Trump invece apprezzato sia sull’economia, sia quando attacca i fallimenti di Obama e Clinton in politica estera.
La mia personale opinione è che questo dibattito non abbia spostato granché. Clinton e Trump restano forse la peggior coppia di candidati dell’intera storia americana. Lui non ha risalito la china, lei rimane una candidata poco o per nulla amata.
POST-DIBATTITO, LE MIE PREVISIONI A QUESTO PUNTO
Portiamoci avanti con il lavoro, e proviamo a delineare uno scenario, ahimé non brillante, a meno di (auspicabilissimi ma improbabili) fatti nuovi e sorprese. Per Trump, infatti, è iniziato stanotte il più lungo e rumoroso “concession speech” della storia americana: durerà fino all’8 novembre.
- Hillary Clinton otterrà realisticamente una vittoria larga, tendente al “landslide”.
- Per settimane e mesi, sentiremo e leggeremo commenti all’insegna del politicamente corretto.
- Poi, all’atto del governare, la Clinton dovrà fare conti con le contraddizioni (specie in economia) tra la dura realtà e le posizioni di sinistra estrema – quasi “sandersiana” – che lei ha finito per assumere in questi mesi.
- Trump, dopo il voto, oltre a parlare di elezioni falsate e truccate, dedicherà ogni energia a un clamoroso “blame game”, provando a colpevolizzare il Partito Repubblicano per l’insuccesso elettorale.
- Il Partito Repubblicano farà lo stesso – selvaggiamente – verso Trump.
- Avranno ragione (cioè avranno torto!) entrambi: sia Trump sia il partito. Trump avrà ragione nel sottolineare che il GOP ha cercato ogni occasione per dissociarsi da lui, e soprattutto ha evitato di fornire a Trump quegli elementi di “accettabilità” che sarebbero stati decisivi per provare a vincere. Il partito avrà ragione nel dire che Trump non ha fatto nulla per uscire dal suo copione estremo e sgangherato.
- Trump farà un sacco di soldi lanciando una “Trump Tv”: dubito sarà un canale all-news, molto meglio per lui e il suo pubblico un canale di intrattenimento, reality-show e fiction.
- Servirà qualcuno che – con fatica e intelligenza – provi nei prossimi anni a tenere insieme ciò che andava fatto incontrare già in questi mesi: i tradizionali principi repubblicani e gli elettori trumpisti arrabbiati.