In attesa del confronto televisivo di questa notte fra i loro due vice Tim Kaine e Mike Pence – appuntamento alle 21.00 ora locale, le 03.00 di domani in Italia, dalla cittadina di Farmville in Virginia – , Hillary Clinton mantiene a distanza nei sondaggi Donald Trump: il rilevamento Cnn/Orc le attribuisce un vantaggio di cinque punti, 47 per cento a 42 per cento, dopo il loro primo match televisivo, lunedì 26 settembre, e in attesa del secondo, domenica 8 ottobre. Il libertario Gary Johnson è al 7 per cento, la verde Jill Stein al 2 per cento.
Hillary ha anche conquistato la maggioranza degli elettori anziani: per un sondaggio Wsj/Nbc, l’ex first lady ha il 44 per cento dei consensi tra gli over 65 contro il 42 per cento del suo rivale. Un rovesciamento delle posizioni – ancora fluido – rispetto a poche settimane or sono e una novità per i democratici, che dal 2000 non riescono ad avere la maggioranza dei votanti con i capelli bianchi.
In questa fase, la campagna Usa 2016 è un susseguirsi di punzecchiature e rivelazioni, più scomode per Trump che per la Clinton. Il candidato repubblicano è praticamente sotto assedio dei media: New York Times – le tasse – , Wp – la Fondazione – , Buzzfeed – il video erotico soft – , è una gara a metterlo in difficoltà. E nella scia delle polemiche con l’ex Miss Uiverso Alicia Machado, si fanno vivi con l’AP i protagonisti di The Apprentice, lo show del magnate, secondo cui Trump sminuiva e offendeva le concorrenti donne “giudicandole in base alla taglia di reggiseno e facendo commenti sessisti”.
Ex redattori ed ex partecipanti del “reality show” raccontano che Trump un anno chiese alle donne d’indossare vestiti più corti e scollature più profonde. Il vincitore dell’edizione 2005 Randal Pinket riferisce che il candidato alla presidenza, all’epoca fresco del matrimonio con Melania, parlava spesso e liberamente di quale delle concorrenti gli sarebbe piaciuto “portare a letto”. La campagna di Trump ribatte: “Sono accuse bizzarre, non provate e totalmente false […] The Apprentice è stato uno dei programmi più visti della prima serata e ha dato lavoro a centinaia di persone”.
UNA IRAN CONNECTION DOPO LA CASTRO CONNECTION
Dopo che Newsweek ha rivelato che Trump volle fare affari con Cuba ai tempi di Fidel Castro, violando l’embargo, il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi afferma che il magnate era in combutta con l’Iran e affittò un ufficio a New York, dal 1998 al 2003, a una banca di Teheran nella lista nera degli enti iraniani legati al terrorismo e al nucleare. Il Consorzio, cui aderiscono media come il New York Times e The Guardian, svelò a inizio anno i cosiddetti Panama Papers.
Il gruppo di Trump ereditò come inquilino la Bank Melli, una delle più grandi banche controllate dallo Stato iraniano, quando acquistò il General Motors Building sulla Quinta Strada, davanti all’ingresso di Central Park, e mantenne il contratto anche quando il Dipartimento al Tesoro inserì, nel 1999, la banca fra le istituzioni finanziarie iraniane “bandite”. La Bank Melli sarebbe stata usata da Teheran per ottenere “materiali sensibili” per il programma nucleare e, tra il 2002 e il 2006, avrebbe poi finanziato un’unità della Guardia Rivoluzionaria coinvolta in azioni terroristiche.
Gli strascichi delle manovre fiscali e della Trump Foundation
Trump sceglie di non negare l’artificio fiscale rivelato dal New York Times, che gli ha permesso d’usufruire per 18 anni di sconti sulle tasse di 50 milioni di dollari l’anno: “Ho usato legalmente le leggi fiscali a mio vantaggio. E onestamente sono stato straordinario nel farlo”, dice durante un comizio oggi in Colorado.
Il magnate riconosce, però, che le leggi, che “per fortuna io conosco bene”, sono “ingiuste” e s’impegna a mettere le cose a posto: “Io lavoro per voi ora, non per Donald Trump”, assicura.
Una posizione (quasi) in sintonia con quella della Casa Bianca, secondo cui la vicenda fa emergere la necessità di un sistema fiscale più giusto. Il portavoce Josh Earnest non formula critiche a Trump, ma ricorda che il presidente Obama ha proposto da tempo di rimuovere le scappatoie da cui traggono beneficio i più facoltosi e spera che il suo successore continui su questa strada.
Intanto, il procuratore generale di New York Eric Schneiderman ha imposto alla Trump Foundation lo stop immediato dell’attività di raccolta fondi nello Stato di New York, perché l’organizzazione non è provvista del permesso richiesto dalle leggi statali per accettare donazioni. Nella lettera che comunica la disposizione con effetto immediato, si rileva che la Fondazione ha raccolto fondi quest’anno a New York senza esserne autorizzata.
L’attenzione sulla Trump Foundation era stata sollevata nei giorni scorsi dal Washington Post. Le leggi dello Stato di New York richiedono che qualsiasi ente che raccolga soldi per oltre 25 mila dollari l’anno ottenga (in anticipo) una registrazione speciale.
HILLARY A CANESTRO CON LEBRON JAMES
Hillary incassa l’ennesimo appoggio tra sport e spettacolo: la stella dei Cleveland Cavaliers LeBron James, tre volte campione Nba, in un editoriale pubblicato da Business Insider dichiara di sostenerla perché “porterà avanti l’eredità del mio caro amico, il presidente Barack Obama”. L’asso del basket esce allo scoperto in occasione della visita di Hillary alla sua città natale, Akron, in Ohio.
“Credo in quello che Obama ha fatto per il nostro Paese e sostengo l’impegno di Clinton a portare avanti questa eredità – scrive LeBron James – . Abbiamo bisogno di un presidente che capisca la nostra comunità: quindi, registriamoci per votare e andiamo alle urne per scegliere Hillary”.