Non è ancora tempo di rassegnarsi in casa Federcasse, ma poco ci manca. La battaglia per la costituzione di un gruppo unico nel credito cooperativo è lungi dall’essere vinta, anzi la sconfitta è un passo. Questa più o meno la sensazione emersa nei giorni scorsi nel corso di un incontro a Roma tra la federazione guidata da Alessandro Azzi e la stampa, all’indomani del via libera di Bankitalia alle disposizioni attuative della riforma cooperativa. Le Bcc del Nord-Est d’altronde fanno sul serio e tirano dritto sulla strada del gruppo autonomo, tenendosi a debita distanza dall’orbita di Iccrea-Federcasse, per mettersi sotto il cappello, a loro dire più rassicurante, della Cassa centrale trentina. Senza contare il nascituro gruppo delle Raffeisen di Bolazano, che daranno vita al terzo nucleo interno al credito cooperativo. Un boccone amaro per la federazione delle Bcc e che non sarà facile digerire.
L’UNIONE FA LA FORZA (MA NON PER TUTTI)
Parlando alla stampa Azzi ha ribadito ancora una volta che “la costituzione di un soggetto unitario resta la soluzione migliore, perchè l’unione fa la forza. Ed io continuerò ad operarmi per una soluzione unica”. Eppure anche nella federazione si inizia a prendere coscienza del fatto che il gruppo unico rimane una chimera. Lo stesso Azzi ha infatti parlato di gruppo o gruppi, auspicandone una pronta costituzione (la riforma concede fino a 18 mesi di tempo). “Credo sia opportuno che si costituiscano in fretta”, perchè “le fasi di transizione sono sempre difficili, complesse e ricche di incertezze; quindi occorre che si vada a regime, Spero nel 2017 o al massimo a fine 2017”.
PIU’ GRUPPI, PIU’ COSTI (E PIU’ CONFUSIONE)
Tra i rischi del doppio gruppo evidenziati dai vertici di Federcasse l’aumento dei costi per il sistema cooperativo, oltre ad una generale “confusione” cui si andrebbe inevitabilmente incontro. Per Azzi c’è il pericolo di una “duplicazione dei costi per il coordinamento e controllo”, nonché di una dispersione degli investimenti cui non gioverà la concorrenza tra gruppi sul medesimo bacino bancario, fatto da oltre 300 Bcc. In definitiva si avrà un”disorientamento della clientela che si trovrà due gruppi con le stesse definizioni di credito cooperativo oltre ad una possibile frattura delle federazioni locali”.
L’IPOTESI DEL PASSO INDIETRO
C’è poi chi vede dietro il quasi fallimento del progetto unico la possibilità che il suo principale sponsor, Azzi, faccia un passo indietro e lasci a guida della Federazione. E’ così? Forse sì, o forse no. Azzi non chiude all’ipotesi. “Non si può ridurre il mio ruolo solo a mediazione; indubbiamente ero consapevole del significato delle mie parole e indubbiamente si è chiusa una prima fase, che è quella normativa, della riforma e già questo può indurre a prendere decisioni al di là di come si svilupperà la seconda fase sulla costituzione del gruppo o dei gruppi”, ha spiegato Azzi. Il quale farà “una riflessione insieme agli organi della Federazione di cui sono presidente, le mie decisioni saranno prese e comunicate insieme agli organi in cui sono insediato”.
LA QUESTIONE DEL PATRIMONIO
Rimostranze a parte, nel pratico della riforma la questione forse più delicata è però quella del patrimonio. La legge fissa infatti a un miliardo la soglia minima di capitale per la costituzione dei gruppi. Per Iccrea non ci dovrebbero essere problemi visto che ad oggi la banca può contare su un patrimonio di 1,7 miliardi. Più delicata la questione per quanto riguarda la Cassa centrale. Il presidente Giorgio Fracalossi ha più volte fissato il target a 1,3-1,4 miliardi, ma va considerato che parte delle risorse andranno reperite presso le Bcc aderenti, il cui numero dovrebbe oscillare tra le 80 e le 100 adesioni. Certo, i tedeschi di Dz Bank, soci di Cassa al 25% non faranno mancare il loro appoggio.
COSA FANNO (INTANTO) A TRENTO
Ma mentre a Roma Federcasse si prepara alla fine del sogno unitario, cosa fanno le Bcc del Nord-est? Poche settimane fa, in un’intervista a Formiche.net, Fracalossi ha delineato i primi dettagli del piano per la creazione di un gruppo a trazione trentina da 100 Bcc. Piano che procede spedito tanto che la Cassa, che comunque manterrà un proprio rappresentante nella federazione guidata da Azzi, si presenterà all’imminente assemblea di Federcasse con il suo gruppo già costituito. “Il nostro progetto era pronto per funzionare con poco più di 70 casse rurali e siamo ora a 100. A chiederci di creare questo gruppo sono state le rurali stesse, dal basso, non noi a proporlo a loro. Così ci siamo messi al lavoro e adesso stiamo raccogliendo le loro adesioni. Arrivare al miliardo di euro necessario a costituire il gruppo non è quindi certo un problema”, ha detto Fracalossi pochi giorni fa. Più chiaro di così.