L’interpretazione dell’esortazione post sinodale Amoris Laetitia, pubblicata la scorsa primavera pochi mesi dopo il Sinodo ordinario sulla famiglia, continua a far discutere. Stavolta non sono giornali o riviste specializzate a presentare al Papa richieste di chiarimenti, bene quattro cardinali, che hanno deciso di uscire allo scoperto. Lo fanno ora perché dalla Santa Sede non hanno avuto alcuna risposta alla lettera presentata lo scorso 19 settembre a Francesco e al prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller.
I QUATTRO FIRMATARI
I quattro porporati sono Joachim Meisner (arcivescovo emerito di Colonia), Carlo Caffarra (arcivescovo emerito di Bologna), Raymond Leo Burke (sovrano patrono dell’Ordine di Malta) e Walter Brandmüller (presidente emerito del Pontificio comitato di scienze storiche). Nei mesi scorsi hanno scelto di inoltrare al Papa una lettera corredata da cinque domande circa il recepimento e l’interpretazione di Amoris Laetitia. Gli interrogativi sono stati posti nella formula dei “dubia”, ossia di quesiti cui si può rispondere con un semplice sì o no. Ma nulla, in due mesi, è giunto dal Vaticano.
IL SILENZIO DEL PONTEFICE
E proprio il prolungato silenzio d’Oltretevere ha convinto i quattro a diffondere all’esterno la missiva (peraltro brevissima). I quattro cardinali definiscono il gesto come “un atto di giustizia e di carità”. “Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di Amoris Laetitia”. Il punto controverso, infatti, è proprio nel capitolo ottavo, dove si apre alla possibilità di riaccostare al sacramento dell’eucaristia i divorziati risposati.
“NON SIAMO AVVERSARI DEL SANTO PADRE”
Nella premessa, si ammette che “il Santo Padre ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa. E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione”. I firmatari negano e chiedono di superare lo schema progressisti-conservatori e aggiungono: “Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia”.
CINQUE “DUBIA”
Il primo quesito attiene all’ormai celebre nota 305 dell’Amoris Laetitia e si chiede se l’espressione “in certi casi” – riferita alla possibilità di ammettere alla comunione una persona che essendo legata da vincolo matrimoniale valido convive con un’altra – “può essere applicata ai divorziati in nuova unione, che continuano a vivere more uxorio”. Al secondo punto si domanda se “continua a essere valido l’insegnamento dell’enciclica di san Giovanni Paolo II ‘Veritatis splendor’ circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi.
INSEGNAMENTI ANCORA VALIDI?
Di seguito, si domanda al Papa se “è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio (come quello che proibisce l’adulterio) si trova trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale. La quarta domanda torna sulla ‘Veritatis splendor’ giovanpaolina: “Sulle circostanze attenuanti la responsabilità morale”, è ancora valido l’insegnamento secondo cui “le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto e difendibile come scelta?”
“INTERPRETAZIONE CREATIVA DEL RUOLO DELLA COSCIENZA”
Infine, “si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica ‘Veritatis splendor’ che esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?”.
L’APPROCCIO ALLO STILE DI VITA CRISTIANO
A questi dubia, cioè questioni formali poste al Papa e alla congregazione per la Dottrina della fede chiarendo chiarificazioni circa particolari temi concernenti la dottrina o la pratica, non è seguita alcuna risposta. I quattro cardinali, nella nota esplicativa in calce alla lettera, spiegano che “ciò che è in gioco in Amoris Laetitia non è solo la questione se i divorziati che sono entrati in una nuova unione – sotto certe circostanze – possano o meno essere riammessi ai sacramenti. Piuttosto, l’interpretazione del documento implica anche differenti, contrastanti approcci allo stile di vita cristiano”.