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Ecco tutte le piroette della Cgil di Susanna Camusso sul referendum

Susanna Camusso

Ieri pomeriggio sul sito del comitato referendario Basta un Sì è apparso uno stralcio del documento del congresso della CGIL del 2014 (quello che ha eletto Susanna Camusso segretario), in cui la confederazione sindacale esprimeva le sue raccomandazioni per una riforma costituzionale molto simile a quella oggi sottoposta a referendum.

Sono passati appena due anni e il sindacato è invece ufficialmente schierato dalla parte del No. “È una evidente incoerenza che noi abbiamo voluto segnalare, anzitutto ai tanti iscritti e simpatizzanti della CGIL”, commenta Piercamillo Falasca, che in queste settimane sta contribuendo alla campagna del comitato Basta un Sì. “Crediamo – continua – che tanti di loro saranno più interessati al merito della riforma che alla scelta tutta politica fatta dall’attuale dirigenza del sindacato”.

In serata, la CGIL reagisce con un tweet dal suo account ufficiale, accusando Basta un Sì di aver taroccato il documento del 2014. “Versioni a confronto”, si legge nel tweet sindacale. Eppure, a guardare i due documenti si nota facilmente che la differenza è solo grafica, mentre il contenuto è identico. Passa infatti qualche minuto e Basta un Sì replica con un altro cinguettìo: “Cara @cgilnazionale, vi state sbagliando. I testi sono identici, come potrete facilmente verificare leggendoli”. Come si dice in gergo social: epic fail della Camusso. Tradotto: figuraccia. “Qualcuno alla CGIL ha la coda di paglia”, commenta ancora Falasca.

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In serata, per metterci una pezza, il sindacato diffonde infine su Twitter il documento di settembre 2016 in cui si annunciano le ragioni del No al referendum. In sintesi, il sindacato dice: sì, vogliamo il superamento del bicameralismo paritario, l’introduzione di una camera delle autonomie territoriali e la riforma del Titolo V, ma non così. Nulla dicono sugli altri punti della riforma che pure sostenevano a spada tratta, dal quorum mobile per i referendum alla istituzione costituzionale delle città metropolitane. Argomentazioni piuttosto deboli, se messe a paragone con quanto mettevano nero su bianco nel Congresso nazionale del 2014.


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