I media americani diffondono un’indiscrezione a proposito del segretario ai Trasporti che il presidente eletto Donald Trump inserirà all’interno della prossima Amministrazione americana: il nome è quello di Louis Barletta, cinquantenne rappresentante repubblicano dal 2011 per uno dei distretti della Pennsylvania. Da qui subito un valore politico alla scelta con cui, se confermata, Trump premierebbe ancora una volta un politico della Rust Belt, la fascia geografica che comprende Stati orientali del centro-nord, quelli della regione dei Grandi Laghi, fino al Midwest. Sono Stati caratterizzati da un’economia fortemente legata al settore industriale e dunque con una constituency elettorale legata al mondo della classe operaia e medio-bassa. Trump ha scelto come vice presidente Mike Pence dall’Indiana, per il dipartimento al Commercio Wilbur Ross che è stato uno degli imprenditori che ha investito di più per salvare (con profitto) aziende in Pennsylvania e Ohio, e la prossima segretaria all’Istruazione sarà Betsy DeVos dal Michigan: tutti Stati che avevano una lunga tradizione di voto a sinistra, ma che alle ultime elezioni sono diventati decisivi per la vittoria del repubblicano. Nel marzo del 2016, durante un’intervista al Washington Post diede il suo sostegno a Trump, chiedendo ai blue-collar democratici di votare per il repubblicano: “Saremo un nuovo Partito repubblicano, qualcosa che tutti vorranno abbracciare […] perché saremo il partito di tutti i lavoratori uomini e donne, saremo il partito dell’America First”.
L’ESPERIENZA DI BARLETTA
Ex imprenditore del mondo dei trasporti, nel 1984 Barletta fondò la Interstate Road Marking Corporation, una società di pavimentazioni stradali venduta sedici anni dopo, quando era diventata la più grande ditta del settore di tutta la Pennsylvania. Se diventerà il prossimo Trasportation Secretary avrà un ruolo importante perché, stando agli annunci della campagna elettorale, l’Amministrazione spingerà da subito gli investimenti sulle infrastrutture. Politico definisce la spesa per le infrastrutture “un pilastro fondamentale” dell’agenda trumpiana, e il compito di “ricostruire strade e ponti” come annunciato dal candidato repubblicano, spetterà proprio al dipartimento ai Trasporti. Barletta porta in dote l’esperienza accumulata nel Comitato ai Trasporti della Camera. Da lì ha sostenuto con fermezza quello che poi è diventato a dicembre 2015 Fixing America’s Surface Transportation Act (FAST) con l’approvazione del presidente Barack Obama: un piano legislativo che prevede di mettere a bilancio 305 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni da utilizzare per il miglioramento delle vie dei comunicazione in tutto il Paese; è stato approvato da una larga maggioranza bipartisan. Ad aprile del 2015 ha fatto un tour della Pennsylvania per sostenere la necessità di investire nelle infrastrutture: “La Pennsylvania ha più di cinquemila ponti strutturalmente carenti” diceva.
FEELING
Oltre agli aspetti tecnici, Barletta porta in dote la fedeltà a Trump: durante la campagna è stato uno dei traini del Trump Caucus, un gruppo di trumpisti che hanno lavorato all’interno delle stanze dei repubblicani di Washington per limare lo scetticismo del partito. Tra Barletta e Trump c’è un’intesa che parte da prima della candidatura. Per esempio, nel 2013 come presidente della Sottocommissione gestione emergenze (della Homeland Security Committee, altra commissione di cui Barletta è membro) aveva invitato l’allora solo-tycoon-newyorkese a parlare per un panel a proposito delle partnership pubblico-privato: The Donald aveva altri impegni, ma non rifiutò del tutto l’invito, perché inviò la figlia Ivanka in sua vece.
L’APPEAL E L’IMMIGRAZIONE
Un portavoce di Barletta ha annunciato a PennLive che l’incontro alla Trump Tower previsto per martedì è stato spostato a giovedì: sarà probabilmente lo step finale per rendere definitiva la decisione del presidente eletto. Barletta è già membro del transition team che sta gestendo la fase di passaggio prima dell’inizio vero e proprio dell’Amministrazione Trump (20 gennaio 2017). Per quel che riguarda le visioni politiche generali è considerato un falco sull’immigrazione, ha sostenuto la riforma del sistema e chiesto un giro di vite sugli ingressi clandestini. Barletta è figlio di due immigrati italiani, è nato a Hazelton di cui prima di essere eletto in Parlamento è stato anche sindaco per due mandati. È ricordato per il pugno duro sull’immigrazione mentre era primo cittadini. Aveva promesso di rendere la città “uno dei luoghi più difficili negli Stati Uniti” per gli immigrati illegali, e ci ha provato con una legge speciale. Nel 2006 promosse una normativa controversa con cui si stabiliva che agli imprenditori di Hazelton beccati a dare lavoro a un immigrato clandestino venisse tolta la licenza, e l’inglese veniva fatto diventare unica lingua della città, proibendo qualsiasi genere di traduzione di atti pubblici o prestampati comunali: “Il messaggio è ‘Fuori da qui!'” disse parlando degli immigrati al Washington Post. Nel 2010 la Corte d’Appello ha stabilito che la legge municipale interferiva con le regole federali sull’immigrazione e l’ha fatta decadere. Barletta ha ammesso che gran parte dell’appeal che Trump ha esercito su di lui è legato alle posizioni dure annunciate dal presidente eletto in materia di immigrazione. Lou sostiene che l’essere stato scartato dal mondo del baseball professionistico (quando era giovane fece un provino per i Cincinnati Reds, ma andò male) lo ha reso ancora più determinato.
(Foto: Youtube)