Nel referendum del prossimo 4 dicembre gli italiani saranno chiamati a confermare o a bocciare la riforma della Costituzione firmata Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Gli interventi a sostegno dell’uno o dell’altro fronte si moltiplicano ogni giorno che passa: su giornali, televisioni e social network non si parla quasi d’altro che delle posizioni assunte da partiti, esponenti politici, organizzazioni di categoria, sindacati, costituzionalisti e persino scrittori, attori e cantanti.
Una lunga galleria di Sì, di No e di forse che, troppo spesso, però finisce con il tralasciare le domande più importante: cosa cambia davvero con la riforma costituzionale? Quali istituti, nello specifico, sono stati modificati con la legge di revisione della Costituzione entrata in vigore il primo gennaio del 1948? E come?
Il dibattito generale si sta concentrando su due aspetti in particolare: la riforma del Senato e i nuovi rapporti tra Stato e regioni. Se al referendum dovessero prevalere i Sì, finirebbe quello che i tecnici definiscono bicameralismo perfetto: la funzione legislativa rimarrebbe in linea di massima appannaggio della sola Camera dei Deputati, mentre il Senato diventerebbe una sorta di camera delle autonomie locali nella quale troverebbero spazio i sindaci delle più importanti città italiane e i consiglieri regionali. Palazzo Madama continuerebbe a partecipare al processo di approvazione delle leggi solo per alcune singole materia (tra cui le modifiche costituzionali e gli argomenti di interesse delle autonomie) e, inoltre, non sarebbe più chiamato ad esprimere la fiducia al governo, che rimarrebbe di competenza della sola Camera.
Sotto il secondo profilo ci sarebbe invece un’inversione di marcia rispetto a quanto previsto con la riforma costituzionale del 2001 varata dall’allora governo di centrosinistra. E, quindi, in particolare scomparirebbero le cosiddette materie di competenza legislativa concorrente: quelle, per intenderci, che attribuiscono allo Stato il compito di sancire i principi e alle regioni di adottare la disciplina di dettaglio. D’altro canto molte questioni – tra cui ad esempio le infrastrutture – tornerebbero ad essere di esclusiva competenza dello Stato.
Spiegazioni a parte, comunque, non c’è modo migliore di farsi un’idea corretta sulla riforma che consultare (e magari studiare) la legge. Facendo un confronto articolo per articolo.
Per queste ragioni Formiche.net propone ai suoi lettori di consultare questo link per capire – testi alla mano – come potrebbe cambiare la Costituzione italiana.