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Come e perché Matteo Renzi sbraita contro il bilancio Ue

Il premier italiano Matteo Renzi ha confermato ieri la propria riserva politica sul bilancio dell’Unione europea, per la cui approvazione è necessaria l’unanimità: servono più stanziamenti per immigrazione, sicurezza, disoccupazione giovanile e ricerca. Ribalta così il tavolo del confronto, in cui l’Italia è stata messa sotto esame dalla Commissione per la manovra di bilancio sul 2017. Mentre l’Unione chiede di non strafare con le clausole di flessibilità, cavillandosi sui decimali da una parte e dall’altra, ora l’Italia chiede di reimpostare il bilancio europeo, cambiando le priorità politiche. E’ una battaglia, questa, su cui si attirerà l’attenzione dell’elettorato italiano in vista del referendum costituzionale.

L’ANDAMENTO DEL PIL

Nel frattempo, in mattinata, erano arrivati i dati sull’andamento deI pil nel terzo trimestre: secondo le stime preliminari dell’Istat, è cresciuto dello 0,3%. La crescita tendenziale, nei dodici mesi, è arrivata all0 0,9%. Sono dati confortanti, soprattutto per il governo, visto che il secondo trimestre era stato caratterizzato da una crescita nulla, nonostante l’avvio dell’anno fosse stato assai incoraggiante, con un +0,4%. Secondo l’Istat, nel terzo trimestre il merito dell’andamento positivo va attribuito alla domanda interna, mentre le esportazioni hanno segnato un apporto netto negativo. In valori assoluti, il prodotto del terzo trimestre di quest’anno sarebbe aumentato di 1.288 milioni di euro rispetto a quello del secondo trimestre, e di 3.660 milioni rispetto al terzo trimestre 2015.

L’EUROPA RALLENTA

L’intera economia europea è in rallentamento, con una tendenza al ribasso che appare più accentuata nell’Eurozona rispetto all’aggregato a 28 Paesi: rispetto ad un +0,5% registrato in entrambi gli aggregati nel primo trimestre del 2016, l’Eurozona ha chiuso in media il terzo trimestre con il +0,3% rispetto al +0,4% dell’intera Unione. Nel confronto, la maglia rosa dell’Eurozona è andata al Portogallo con il +0,8%, seguito dalla Spagna con +0,7%. Anche negli Usa il pil è aumentato dello 0,7%. Fuori dall’Eurozona, la Gran Bretagna ha chiuso il terzo trimestre con il + 0,5%. Nonostante la Brexit decisa con il referendum del 23 giugno, si tratta di un risultato addirittura migliore rispetto a quello del secondo trimestre, durante il quale il pil era aumentato del +0,4%. Anche in Gran Bretagna c’è comunque unaa flessione rispetto al +0,7% del primo trimestre 2016.

I CONFRONTI

Con la maglia nera in Europa c’è la Lituania con il +0,1%, l’unica ad aver fatto peggio della Francia e della Germania, che hanno entrambi registrato un +0,2% congiunturale. L’economia tedesca è in costante rallentamento, dopo il +0,7% del primo trimestre, ed il +0,4% del secondo trimestre. Rispetto al terzo trimestre del 2015, la crescita tendenziale tedesca è stata del +1,5%: una performance nettamente più modesta, più che dimezzata, rispetto al +3,7% del 2015 ed al +3,4% del 2014. Il profilo della economia francese è invece paragonabile a quello dell’Italia, visto che ha segnato un piccolo rimbalzo nel terzo trimestre, rispetto al +0,1% del secondo trimestre ed in forte calo rispetto al +0,7% del primo trimestre.

COME STA L’ITALIA

La ripresa congiunturale dell’economia italiana nel terzo trimestre è stata comunque superiore alle attese, che si attestavano al +0,2%. L’andamento tendenziale dei prezzi al consumo, anno su anno, ha mostrato ad ottobre un -0,2% rispetto allo stesso mese del 2015, portando l’inflazione acquisita nei primi dieci mesi dell’anno al -0,1%. Siamo ancora ad inflazione zero, come nel 2015, rispetto al +1% stimato dal governo per quest’anno nell’Aggiornamento del DEF. La crescita reale, prevista dal predetto documento al +0,8%, sembra invece essere stata agguantata, mancando all’appello solo un +0,1% da aggiungere nell’ultimo trimestre dell’anno.

COSA SUCCEDE AL DEBITO PUBBLICO

Per quanto riguarda il debito pubblico, a settembre il suo ammontare è diminuito di 12,1 miliardi di euro rispetto al mese precedente, portandosi a 2,212,6 miliardi di euro. Si tratta, però, di una risultanza positiva derivante dalla gestione di Tesoreria e dalle contabilizzazioni. La diminuzione del debito è dipesa dal fatto che l’intero fabbisogno del mese è stato fronteggiato utilizzando disponibilità liquide del Tesoro. Queste, nel complesso, sono diminuite di 25,3 miliardi, tenendo conto delle variazioni degli scarti e dei premi, all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio dell’euro. Dall’inizio dell’anno, il debito pubblico è invece aumentato nel complesso di 39,9 miliardi: questo ammontare deriva dalla riduzione di 6 miliardi derivante dalle operazioni di contabilizzazione, e dagli aumenti derivanti dal fabbisogno delle PA, pari a 42,3 miliardi di euro, e dall’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a 3,6 miliardi.

Dalle scaramucce sui decimali, sulla flessibilità, siamo passati allo scontro sule priorità politiche del bilancio europeo. Le statistiche non sono che lo specchio di questa realtà.


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