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Donald Trump e le Grandi Firme del giorno dopo

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Donald Trump è come Sansone. La sua forza sta tutta nei capelli.

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I quotidiani pubblicheranno lunghi articoli dei corrispondenti e degli inviati negli Usa rigonfi da raffinate analisi sull’America profonda, sulla reazione del ceto medio impoverito, sul perché le comunità gay hanno votato in massa Trump, sui motivi per i quali Hillary Clinton era antipatica alle donne, sugli operai e i minatori che hanno creduto nelle promesse del tycoon ossigenato e quant’altro pontificando (a cose fatte). Nessuno avrà l’umiltà di raccontare di non averci capito nulla. E’ molto facile essere “grandi firme”…il giorno dopo.

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Una sera, di ritorno da Roma (dove faceva un caldo insopportabile per essere in autunno), appena uscito dalla Stazione della mia città mi sono imbattuto in una pioggia scrosciante. Ho cercato subito riparo sotto la pensilina della fermata della circolare. Vicino a me c’erano due homeless (adesso si chiamano così i ‘”barboni”) che parlavano tra loro di politica. Uno era molto arrabbiato con Matteo Renzi che aveva annunciato una raffica di provvedimenti in materia di previdenza. Ad avviso di quel signore, infatti, era sbagliato aumentare la pensione a quanti già la percepivano e non riconoscerla, invece, a chi (evidentemente come lui) ne era privo. L’altro gli dava ragione, ma lo invitava a portare pazienza fino all’8 novembre quando in America avrebbe vinto Trump, il quale, a suo dire, dopo aver “messo a posto” gli States, avrebbe sistemato anche l’Europa. Ho pensato, nelle ultime ore, a quella conversazione. E mi sono chiesto come hanno fatto i Governi europei e le diplomazie di mezzo mondo a non capire quanto era evidente per un “senza tetto”, in una serata di maltempo nel cuore di Bologna.

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La “prise du pouvoir” di Benito Mussolini fu favorita, certamente, anche da errori gravissimi delle forze liberali, democratiche e socialiste. La legge maggioritaria e le modifiche in senso autoritario dello Statuto Albertino, tuttavia, il fascismo se le dovette fare da solo; non gli furono offerte su di un piatto d’argento dalle opposizioni. Matteo Renzi, invece, con l’Italicum e la legge Boschi ha aperto un’autostrada alla “prise du puvoir” di Grillo e company. E non riesce a rendersene conto. Ecco perché il 4 dicembre è necessario votare No.

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Il premier/segretario – che si era molto esposto a favore di Hillary Clinton – ha dichiarato che l’Italia collaborerà con l’Amministrazione Trump. Ma il nuovo governo Usa farà lo stesso con quello italiano? Che cosa pensa dell’Italia il neo presidente americano lo ha spiegato bene Carlo De Benedetti a “8 e 1/2”: “un Paese che possiede l’isola di Capri”.



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