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Donald Trump, la mucca Carolina e il buco dell’ozono

Tutti noi, ogni giorno, cercando di realizzare i nostri sogni, acquistando, muovendoci, esponendoci ai mezzi di comunicazione e adottando comportamenti più o meno socialmente responsabili, tutti noi, ogni giorno, formiamo la statistica nazionale e mondiale. E, ogni giorno, cerchiamo nel nostro piccolo di migliorarci, sapendo che le nostre attività, i nostri comportamenti, hanno un impatto fortissimo anche sugli altri. Ma la mucca Carolina del Texas no, non sapeva di essere tanto importante e non certo nel dibattito politico americano.

Carolina non sapeva che per Hillary Clinton la natura, compresi l’uomo e le mucche, sono i principali responsabili del Climate Change e quindi vanno regolamentati nei loro comportamenti, da un lato, ma anche protetti perché rischiano di essere le principali vittime di sé stessi.

Mentre per Donald Trump gli esseri umani e le mucche sono innocenti. Anzi, il Climate Change non esiste! Più che un problema planetario Trump individua singole aree di intervento come, ad esempio, la siccità in California, che ogni anno è sempre più devastante o la mancanza di acqua potabile in molte zone del mondo dove si sviluppano terribili epidemie di malaria.

Le due posizioni cosi contrastanti tra Clinton e Trump hanno ampiamente caratterizzato tutto l’ultimo periodo di campagna elettorale per le presidenziali, spostando lo storytelling in modo molto importante dal noi all’io.

Se volessimo poi leggere la situazione dal punto di vista del nuovo ordine mondiale digitale, potremmo dire che l’asse si sposta dalla visione globale dell’Onu e di Obama, alleati con le aziende della Silicon Valley nel tentativo di risolvere questi problemi da un punto di vista alto, alla visione più domestica di Donald Trump che si muove, se vogliamo, sulla scia della Bill & Melinda Gates Foundation: la fondazione di Bill Gates, che sta lavorando da molti anni al tema della scarsità e potabilità dell’acqua anche con il sostanziale aiuto dell’amico miliardario Warren Buffet.

Back to basics. Questo nuovo – e totalmente diverso – punto di vista politico anticipa una rivoluzione copernicana che impatterà molto anche sulle aziende impegnate nella sostenibilità.

Le politiche di prevenzione ambientale, economica e sociale, andranno riviste. Questo nuovo scenario avrà delle conseguenze sui prodotti e servizi “sostenibili” che, diversamente da come li intendiamo ora, dovranno invece avere una “reason why” di acquisto più forte. Per esempio, la semplice dicitura “senza olio di palma” potrebbe non bastare più per sostenere l’immagine sostenibile e, soprattutto, i fatturati delle aziende anche Italiane.

Anche in questo campo si passa dalla comunicazione verticale (io azienda decido cosa è sostenibile per te e ti educo) in favore di una comunicazione orizzontale (io consumatore voglio decidere cosa è sostenibile per me e poterne misurare in autonomia il reale impatto sociale, ambientale ecc..). Potremmo avere delle belle sorprese!

Trump ha annunciato che ritirerà il sostegno all’accordo sul clima firmato da oltre 200 Paesi pochi mesi fa a Parigi (in Italia è passato un pò in sordina). Il nuovo Presidente americano ha inoltre annunciato che non finanzierà più il fondo Green Climate Fund, istituito dall’ONU per aiutare le nazioni ad abbassare le emissioni.

Occorre risalire al 2012 per capire cosa frulla nella testa del nuovo Presidente americano. Con un tweet Trump scriveva: “The concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make U.S. manufacturing non-competitive“. Il concetto di global warming sarebbe quindi una manovra cinese per indebolire l’industria americana. Sarebbe, insomma, un problema di competitività economica tra potenze.

Dalla nuova visione del buco nell’ozono e del Climate Change deriverà quindi, in parte, la politica estera americana. Ma mentre sul fronte delle emissioni Trump non dovrebbe avere problemi a trovare un accordo con la Cina, sulla minaccia di dazi commerciali a protezione del mercato americano potrebbero, al contrario, crearsi forti tensioni.

Il clima è effettivamente cambiato: ormai ne è convinta anche la mucca Carolina.


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