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Chiedo scusa su Grillo e colpo di Stato dei Carabinieri, però…

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Quando partecipo all’Aria che tira mi succede spesso di perdere le staffe e dire qualche parola “politicamente scorretta” che poi mi viene rimproverata sulla rete. L’ultima volta mi sono lasciato scappare l’auspicio che, in caso di vittoria di Grillo, l’Arma benemerita dei Carabinieri faccia un colpo di Stato. Nel chiedere scusa per queste affermazioni, domando ai miei critici: “Ma se Vittorio Emanuele III nelle ore precedenti il 28 ottobre del 1922 avesse firmato il decreto sullo stato d’assedio che gli aveva presentato l’imbelle Governo Facta e se l’Esercito, schierato intorno alla Capitale, avesse sparato qualche colpo in aria, l’Italia non si sarebbe risparmiata vent’anni di guai e qualche centinaia di migliaia di morti ammazzati?”.

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“Non c’erano più le condizioni per andare avanti. Il rapporto con Boeri si era rotto anche sul piano personale”. Con queste parole Massimo Cioffi si è dimesso dalla carica di direttore generale dell’Inps. Al punto in cui erano arrivate le cose al vertice dell’Istituto di via Ciro il Grande non c’erano alternative. La decisione di Cioffi è stata quindi saggia. Ciò non vuol dire che sia la migliore per l’Ente. Vedremo chi verrà nominato al suo posto e se il Governo farà valere le prerogative che gli competono, allo scopo di riportare la gestione dell’Inps ad una maggiore correttezza istituzionale.

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Ho grande stima per Angelo Panebianco. Leggo quindi con attenzione ed interesse i suoi editoriali sul Corriere della Sera. Così ho fatto anche ieri con il suo “I calcoli (politici) sbagliati”. Secondo Panebianco, sostenitore del Sì nel referendum, il M5S è l’unico ad avere una strategia all’interno del fronte composito del No. “Sanno – scrive – che una vittoria del No aprirebbe loro la strada del governo. Non subito ma a breve termine: dopo le elezioni che seguirebbero al ridimensionamento politico di Renzi e all’immancabile fallimento di un breve e pasticciato tentativo di grande coalizione”. La strategia delle altre forze contrarie alla riforma Boschi sarebbe quella “del ritorno alla proporzionale” che esse “imporrebbero in caso di vittoria del No” allo scopo di assicurare “la sopravvivenza anche a partiti e partitini che non hanno più molto da dire o da offrire al loro Paese”. L’analisi del politologo non fa una grinza. Quella da lui indicata è una prospettiva possibile. A mio avviso, però, non ne considera una diversa altrettanto possibile: secondo tutti i pronostici il M5S vincerebbe le elezioni anche con l’Italicum, ancorchè parzialmente modificato. Se questa è ipotesi è fondata non è un suicidio, allora, facilitare a questo movimento l’accesso al potere tramite la legge elettorale, consegnandogli poi un ordinamento costituzionale che consente a chi vince di prendersi tutto ? Con l’aria che tira negli Usa e in Europa avere istituzioni che rendano più complessa la prise du pouvoir e la sua gestione da parte delle forze populiste è un obiettivo da perseguire. I democratici Usa sarebbero molto più contenti se Trump non avesse sbancato anche il Congresso e lo dominasse per almeno un biennio. Da noi una legge elettorale semi-proporzionale e la permanenza del bicameralismo paritario consentirebbero una maggiore articolazione delle maggioranze. Anche con i partitini.

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Una legge elettorale di carattere proporzionale potrebbe consentire un paio di conventio ad excludendum: verso la destra lepenista e verso il M5S.

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