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Vi racconto la grandezza del mio amico Umberto Veronesi. Parla Chicco Testa

L’oncologo, lo scienziato, il politico. Sono tante le espressioni che si potrebbero utilizzare per definire Umberto Veronesi scomparso ieri all’eta di 91 anni, ma ce n’è una, in particolare, che il suo vecchio amico Chicco Testa reputa perfetta per descriverlo e ricordarlo: “E’ la parola laico, per il suo atteggiamento nei confronti del mondo basato su una grande fiducia verso la ragione umana e l’individuo“. Veronesi e Testa si erano conosciuti nella Milano degli anni ’70 e da allora sono sempre rimasti amici: “Facevamo mestieri diversi ma tra noi c’è stata fin dall’inizio una grandissima sintonia. Mi mancherà tantissimo“.

Chi era Veronesi?

Un libertario e un anticonformista, un felice mix tra la preoccupazione per gli interessi della collettività e un’incrollabile fiducia nell’attività individuale di cui, peraltro, la sua storia era una testimonianza: era nato povero nell’Italia poverissima della campagna lombarda, ma ha avuto una carriera straordinaria. E poi c’è un altro aspetto che di lui mi ha sempre colpito: l’insaziabile curiosità verso tutto ciò che poteva essere conosciuto.

Quando vi eravate sentiti per l’ultima volta?

A fine settembre. La sua voce si era fatta più tenue, la fatica avanzava ma lui era sempre là che progettava cose nuove. Voleva scrivere un libro, aveva messo insieme un forum per la pace nel quale credeva moltissimo e continuava ad andare in ospedale tutte le mattine. Sempre con il sorriso.

Mancherà soprattutto ai suoi pazienti.

E’ vero, era amatissimo e non solo perché in migliaia di casi è riuscito a salvare loro la vita. Umberto ha sempre fatto dell’empatia nei confronti del malato un must. L’Istituto di Oncologia di Milano – che lui ha voluto – sembra e un albergo di buon livello e non un lazzaretto come troppo spesso succede nei nostri ospedali.

Qual è un aneddoto, un ricordo particolare che lega a Veronesi?

Erano gli anni ’90: io guidavo l’Enel e lui era al governo come ministro della Sanità. Capitava più spesso di incontrarsi e di collaborare. In quel periodo l’ho conosciuto in un’altra veste: quella di infallibile smontatore di bufale scientifiche. Lui le chiamava superstizioni.

E come faceva?

Con poche parole e ragionamenti formidabili. Con il sorriso sulle labbra e senza mai arrabbiarsi. All’epoca c’era una sorta di ossessione pubblica per i campi elettromagnetici. Poi intervenne lui con la sua semplicità e non se ne parlò più.

E l’ultima volta che vi siete visti di persona?

Qualche tempo fa, in occasione di uno degli eventi di presentazione del mio libro Contro Natura. Disse che era un libro che avrebbe voluto scrivere lui, con il quale concordava al 100%. Mi fece commuovere.

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