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Italian Wine Week 2017 negli Usa, ecco obiettivi, tappe e trend

Gli americani amano sempre di più il vino italiano e questa passione è destinata a durare. Nel 2015 le vendite hanno superato 1.5 miliardi di euro, pari al 32% di quota di mercato, conferendo all’Italia il primato fra i fornitori. L’Ice (Istituto per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) ha deciso così di aprire il nuovo anno nel segno della promozione oltreoceano. Infatti, unendo gli intenti con altri protagonisti del vino italiano, ha sviluppato l’Italian Wine Week 2017, un’iniziativa itinerante che si snoderà fra New York (5 e 6 febbraio), Miami (7 e 8 febbraio) e San Francisco (9 febbraio).

LE NOVITA’ DELL’EDIZIONE

Molte le novità dell’edizione 2017: tre location, percorsi tematici di degustazione, profilazione accurata degli operatori per mettere in contatto importatori, distributori, ristoratori, enoteche e giornalisti, inviti agli influencer del settore e coinvolgimento delle scuole per professionisti. L’Italian Wine Week si inserisce in un programma di cinque mesi, che comprende attività mirate sul territorio italiano: gli incontri di formazione che chiuderanno il 2016 a Wine2Wine (Verona, 6-7 dicembre) e un evento pensato per gli operatori americani a Vinitaly (Verona, 9-12 aprile 2017).

IL MERCATO AMERICANO 

Gli Stati Uniti sono il principale mercato mondiale per consumo di vino – che produce una spesa di 53 miliardi di dollari, di cui 15 per il vino importato e 1,65 miliardi per le importazioni dall’Italia – consumo che è aumentato del 7,2% dal 2014 al 2015, pari a oltre 10 litri pro capite all’anno. In questo scenario l’Italia si trova in una posizione di grande vantaggio: se la Francia mantiene il primo posto con lo champagne, la penisola ha la meglio sia in valore (circa 1,7 milioni di dollari nel 2015) che in quantità (312.6 milioni di litri nel 2015).

 LE TENDENZE

Per quanto riguarda i trend di mercato, i vini d’oltralpe rappresentano il primo competitor pur con prezzi medi più alti sia nei vini fermi che negli spumanti, tipologia che mantiene una forte domanda, trainata dal prosecco. Costante il trend dei rosati, in particolare d’estate e nelle grandi città. In aumento anche la domanda per l’enoturismo, che vede l’Italia come meta preferita dagli americani dopo la California e prima della Francia, così come si fa sempre più strada la curiosità per i vini biologici e per i vitigni autoctoni meno noti. Aumentano del 15% le vendite dei vini con un prezzo al dettaglio tra 11 e 19.99 dollari, ma crescono anche le opportunità per i vini premium (sopra i 20-25 dollari) con un incremento medio delle vendite del 11%.

CHI TRAINA LE VENDITE 

Ma chi traina il florido mercato del vino negli Stati Uniti? La fetta di torta più grande, il 42% del consumo di vino negli Stati Uniti, è composta da baby boomers e millennials, le fasce demografiche con maggiore potere di acquisto e più numerose. Naturalmente gli stili di consumo sono ben diversi: mentre i baby boomers, che rappresentano il 70% del reddito nazionale, acquistano per lo più il vino in enoteca e in negozi di alimentari, i millennial lo fanno online tramite app e sono più inclini ad acquistare vino importato, spinti dall’interesse verso la storia, la novità e l’autenticità del prodotto, per poi scambiare opinioni e informazioni su Facebook (60%), Twitter, Instagram e Youtube (30%).


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