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Mps, la sortita di Ft, il dossier bond e le commissioni a Jp Morgan e Mediobanca

Marco Morelli

Lunedì 28 novembre è una data importante per il Monte dei Paschi di Siena. È, infatti, il giorno di partenza dell’offerta di riacquisto delle obbligazioni subordinate con obbligo, per chi le ha in portafoglio e accettasse la proposta, di reinvestire il ricavato nell’aumento di capitale fino a 5 miliardi, nell’ottica di ridurne l’ammontare. Ad accendere ancor più i riflettori su Mps ci ha pensato anche il Financial Times secondo cui con la vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre 8 banche italiane sarebbero a rischio sopravvivenza.

L’OFFERTA SULLE OBBLIGAZIONI

Nella notte tra il 14 e il 15 novembre, la banca guidata da Marco Morelli ha messo sul piatto un rimborso del 100% del valore nominale per sette titoli Tier2 il e l’85% per le tre restanti obbligazioni Tier1. Il valore originario dei bond oggetto dell’offerta è di quasi 4,3 miliardi, in mano sia a investitori istituzionali sia a piccoli risparmiatori. Al di là del del rimborso fissato, è importante capire quanto varranno le azioni Mps di nuova emissione nelle quali gli obbligazionisti subordinati dovranno reinvestire il ricavato.

 IL VALORE DELLE AZIONI

A sciogliere, almeno in parte, l’arcano è stata la stessa Mps venerdì 25 novembre. La banca senese, dopo il via libera all’aumento di capitale da 5 miliardi giunto dall’assemblea dei soci di giovedì, ha fatto sapere che il prezzo massimo di sottoscrizione delle nuove azioni è stato fissato in 24,9 euro l’una, tenuto conto del raggruppamento già annunciato (nel rapporto di 1 nuova azione ogni 100 esistenti). Il periodo di conversione durerà cinque giorni: partirà lunedì 28 novembre per terminare venerdì 2 dicembre. L’aumento da 5 miliardi, invece, dovrebbe prendere il via fra il 6 e l’8 dicembre per chiudersi a Natale. Dunque, il prezzo massimo delle nuove azioni è stato fissato a 24,9 euro, cifra che tiene conto del raggruppamento che partirà da lunedì. Come mai venerdì le azioni in Borsa sono precipitate del 13% a 0,20 euro (dunque al di sotto del prezzo massimo che ante raggruppamento sarebbe pari a 0,249 euro)? Secondo gli analisti, il motivo è che Mps non ha individuato un prezzo minimo per i titoli di nuova emissione.

A COSA PUNTA LA BANCA

In una nota integrativa pubblicata di recente e richiesta da Consob prima dell’assemblea, Mps ha riferito che stima di raccogliere 1,043 miliardi di euro dall’offerta di acquisto dei subordinati e dalla successiva conversione dell’importo in nuove azioni. Se così fosse, la quota di aumento di capitale rivolta al mercato potrebbe scendere a 4 miliardi. In realtà, però, come riferisce Il Sole 24 ore del 27 novembre, l’istituto di Rocca Salimbeni punta a raccogliere ancora più di un miliardo dalla conversione delle obbligazioni subordinate, verosimilmente circa 1,5 miliardi.

LE COMMISSIONI ALLE BANCHE

Con un aumento di capitale fino a 5 miliardi da chiudere e un maxi cessione di sofferenze da oltre 27 miliardi da portare a compimento entro il 2016, è evidente che l’attuazione del salvataggio di Mps sia quanto mai complessa. Tanto più che il 4 dicembre è in calendario il referendum costituzionale il cui esito potrebbe condurre a una fase di incertezza politica che non aiuterebbe il Monte (di cui tra l’altro il Tesoro è azionista al 4 per cento). Se il piano di salvataggio avrà successo, le banche che lo hanno disegnato in veste di consulenti (in primis Jp Morgan e Mediobanca) riceveranno commissioni record: 448 milioni. “Buona parte sarà corrisposta alle banche che vi hanno lavorato solo in caso di successo”, precisava Fabrizio Massaro sul Corriere della Sera in un articolo del 23 novembre. “Le banche non prendono un euro se l’operazione non va in porto e questa, ve lo garantisco, non è la prassi”, ha tuttavia precisato l’ad di Mps Morelli giovedì, parlando in assemblea.



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