La domanda è se quella del Papa messa nero su bianco nella Lettera apostolica post giubilare Misericordia et misera sia una vera svolta o, piuttosto, il riconoscimento di una prassi già in uso da decenni in molte realtà ecclesiali. La risposta che si avvicina alla realtà è la seconda, benché non manchino dubbi e perplessità. “Attenzione. Chiariamo subito un punto. Il peccato resta. Papa Francesco ne ha parlato continuamente, in termini molto severi, e in diverse occasioni”, dice Lucetta Scaraffia, storica e firma dell’Osservatore Romano, intervistata dal Corriere della Sera. “Ma il Pontefice – aggiunge –distingue tra il peccato, verso il quale resta durissimo, e il peccatore, che ha la possibilità di cambiare vita. La nuova norma contiene un riconoscimento implicito alla sofferenza che ogni donna prova dopo l’esperienza di un aborto. L’espiazione, fa capire Francesco, è già cominciata in loro stesse col dolore che provano”.
LE PERPLESSITA’
L’editorialista Massimo Franco, sempre sul quotidiano diretto da Luciano Fontana, dà però voce alle perplessità: “Simbolicamente, l’uscita di Papa Francesco sull’aborto è spiazzante. E probabilmente è destinata a disorientare almeno una parte del mondo cattolico: quella che ha sempre annoverato l’interruzione di gravidanza tra i cosiddetti valori non negoziabili. In questo caso – aggiunge Franco – si tratterebbe di una minoranza. La domanda da porsi è se le parole del Pontefice argentino non suscitino qualche interrogativo anche nella platea più larga di quanti pensano che si tratti di una violenza superiore a quella di altri peccati; e soprattutto, che effetto avranno le sue parole nelle file ecclesiastiche”.
“SFIDA AI VESCOVI CONSERVATORI”
Qualche ipotesi la rilancia, su Repubblica, Paolo Rodari, che scrive di una “sfida ai vescovi conservatori” che solo un paio di mesi fa avevano inviato una lettera (rimasta senza risposta) al Papa per chiedere chiarimenti in merito all’esortazione post sinodale Amoris laetitia. C’è una “destra”, scrive il vaticanista di Repubblica, “che non tollera in nessun modo le aperture del Pontefice”. E giù i nomi: da George Pell a Robert Sarah, da Carlo Caffarra a Timothy Dolan, da Willem Eijk a Gerhard Ludwig Müller. Nomi di primissimo piano che, insomma, non avrebbero gradito l’apertura (o la svolta) papale in tema d’aborto.
IL RISCHIO DI MINIMIZZARE
Chi esce pubblicamente allo scoperto è mons. Gianfranco Girotti, reggente emerito della Penitenzieria apostolica. Dopo le debite premesse, Girotti dice che “c’è il serio rischio che il peccato di aborto ora possa essere minimizzato”. “Temo – aggiunge Girotti – che ci sarà chi, sbagliando, minimizzerà la scelta di interrompere la gravidanza credendo di essere facilmente perdonato. E’ già successo e le reazioni negative non sono mancate”. Il riferimento del reggente emerito della Penitenzieria apostolica è alla decisione di Giovanni Paolo II di estendere a vescovi delegati la facoltà di assolvere al pecato di aborto.
LA POSIZIONE DEI PRO LIFE
Dubbi e timori espressi anche dal composito fronte pro life. Sulla Stampa, Gianluigi Gigli (presidente del Movimento per la vita), sottolinea “il rischio che alcuni sacerdoti fraintendano quanto decretato dal Papa” e che ciò finisca per favorire un certo “lassismo”. Il problema, aggiunge Gigli, è che “non tutti hanno la stessa sensibilità. Qualche prete potrebbe scambiare la misericordia per un colpo di spugna, contrariamente alle intenzioni del Pontefice. Il pericolo è che la giusta disposizione del Papa trovi pratica attuazione in maniere difformi. Francesco vuole favorire la possibilità di uscire da una condizione di peccato e iniziare una nuova vita dopo il pentimento e la conversione. Temo però che alcuni confessori possano leggere le parole del Papa come un lasciapassare per sottovalutare la gravità dell’interruzione volontaria della gravidanza”.
IL COMMENTO DI GALANTINO
A rassicurare indirettamente i perplessi è Nunzio Galantino (nella foto), segretario generale della Cei, che in un commento sul quotidiano Il Sole 24 Ore intitolato “La fantasia della misericordia” scrive: “Niente. Nemmeno un peccato grave come l’aborto: se si comprende che non dev’esserci ostacolo alla possibilità di riconciliazione, allora non si fatica ad accogliere la bontà della concessione ora estesa nel tempo a tutti i sacerdoti, perché assolvano quanti hanno posto fine a una vita innocente”.