Ma è vero che il Papa ha preso la tessera del Partito comunista? Assolutamente falso, fandonie e provocazioni. Come avrebbe potuto prendere quella tessera, visto che nel cuore l’ha già da sempre? Ce l’ha spiegato lui stesso nel discorso ufficiale tenuto in Vaticano all’incontro con 180 operatori dei Movimenti sociali del mondo su “Lavoro, casa, terra” il 5 novembre.
E, ancor più chiaramente, nell’intervista rilasciata a Eugenio Scalfari e pubblicata l’11 novembre su Repubblica.
Due testi importantissimi, da leggere e meditare. Tutti e soprattutto i cristiani non dovrebbero fare delle ipotesi avventate, la parola del Vicario di Cristo è sempre chiara e decisa. Basta ascoltarla. Vi sono dei tópoi che ricorrono sempre uguali e perentori nei discorsi di Bergoglio. Vale la pena di tentarne, se non un riassunto, un elenco.
La Chiesa è dei poveri, anche se non può essere una Chiesa povera, perché i soldi servono, ma vanno usati solo per proteggere e aiutare i bisognosi, è il suo primo dovere. Il 98 per cento dei discorsi del papa esprimono questo impegno socioreligioso, senza trascurare quel 2 per cento, che non manca, dedicato alla vita interiore, alla morale e all’aldilà.
I nemici dei poveri e di Dio che li protegge sono i ricchi. Bergoglio riprende il pauperismo della Teologia della Liberazione, suo primo amore: “Il danaro è contro i poveri e i rifugiati”.
Solo l’attaccamento a Mammona conduce alcuni paesi europei a rifiutarli, mentre il dovere di un cristiano è di accoglierli tutti, per realizzare un meticciato universale: «Immigrati di tutti i paesi, unitevi». Perché i ricchi sono cattivi, buoni soltanto i poveri.
Il Demonio dei poveri è il sistema capitalistico multinazionale, il “Denaro che uccide”, l’economia non diretta e finalizzata all’etica. Bergoglio è un no-global? Certo occorre far cadere la globalizzazione “cattiva”, ma solo per realizzarne una “buona”, tanto che i suoi seguaci si definiscono “alter-mondialisti”. Un nuovo mondialismo dei poveri.
Il capitalismo non sfrutta e uccide solo i poveri, ma anche la natura. Bergoglio, soprattutto nella enciclica “Laudato si'” esprime un ecologismo catastrofista, certo partendo da reali pericoli della produzione industriale per la geosfera, ma anche esasperandoli oltre ogni limite ragionevole. Senza tener conto che l’aumento fortissimo della popolazione mondiale richiede dei metodi di trasformazione della natura, che in qualche modo inevitabilmente la modificheranno. Tolti i quali la fame nel mondo e la mancanza di acqua non troveranno una risposta.
Il cristiano non deve aver paura del comunismo, ma accettare la sua utopia di liberazione dell’uomo senza usare le armi, rifiutandone cioè i metodi violenti. Scalfari gli ha chiesto: “Lei, che è un rivoluzionario e un profeta, vagheggia una società di tipo marxiano?”. E il Sua Santità ha risposto: “I comunisti la pensano come i cristiani”. Non c’è nessun bisogno di fare un inciucio tra cattolici e comunisti, i veri comunisti sono i cristiani. Ad essi il marxismo ha insegnato che la carità cristiana può realizzarsi solo come amore per i poveri e creazione di una totale eguaglianza. Oggi deve essere il compito primario degli eredi del comunismo, i cristiani. Come insegnava il marxista ebreo Ernst Bloch: Ubi Lenin, ibi Jerusalem. Ecco perché in Bolivia Bergoglio si è messo al collo una medaglia, che raffigurava l’abbraccio della falce e martello con la croce. Parlare di un gioco significa offenderlo: l’ha mostrata come un biglietto da visita, perché ci ha sempre creduto.
Il comunismo è nato nel mondo cristiano, dal quale ha assunto, in chiave atea, tutti i paradigmi: il libro sacro indiscutibile, la fede incrollabile, la promessa di una salvezza in un “regno di Dio senza Dio”, la propaganda missionaria, la disponibilità al sacrificio e al martirio, l'”indegnità intellettuale e morale” dei dissidenti da scomunicare e bruciare. Esso è stato la “quarta religione ebraica” (Toynbee). Una religione surrogata che si è realizzata come la più sanguinaria e crudele delle ideologie: cento milioni di morti. Ricchi e poveri.
Chi volesse oggi, nei paesi evoluti e del benessere, trovare ancora residui di comunismo, deve andare in chiesa.
Il processo di secolarizzazione che ha investito la religione nel XX secolo l’ha inevitabilmente spogliata di molte sue dimensioni sacre e soprannaturali, trasformandola in una filantropia sociale. Quella stessa che auspicò in Argentina un filosofo molto vicino a Bergoglio, Gianni Vattimo: “Abbiamo bisogno di una internazionale papista-comunista, che riconosca come leader papa Francesco e conduca sino in fondo la lotta di classe del XXI secolo contro il dominio del capitale” (Discorso al Teatro Cervantes di Buenos Aires, 13 marzo 2015).
(Articolo pubblicato su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)