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Papa Francesco, le banche e i barconi di ritorno in Africa

PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO

Nel suo ultimo discorso Papa Francesco è tornato sul tema dei migranti, con parole di alta tensione morale, ma, ad avviso di chi scrive,  pure con qualche considerazione discutibile. È senz’altro vero, infatti, che le “folle esiliate”  sono  “espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, a causa di un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria’’. E’ un po’ più complicato sostenere, invece,  che di queste guerre sono responsabili ‘’molti di coloro che si rifiutano di riceverli”. E, ancora, il pontefice si è interrogato su “che cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto?’’. Attenzione, Santo Padre. Se la bancarotta delle banche dovesse diffondersi si vedrebbero dei barconi pieni di europei che fanno rotta in senso inverso rispetto a quello dei migranti, intensificando il traffico dei disperati nel Mediterraneo.  Sicuramente,  da parte nostra, si potrebbe fare molto di più per venire in soccorso a quelle ‘’folle esiliate’’; ma se saltasse in  aria il circuito delle banche non potremmo provvedere neanche a noi stessi.

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Come il 72% degli italiani spero che vinca Hillary Clinton. Credo, tuttavia, che, a salvaguardia di corretti rapporti tra Stati amici ed alleati, sulle elezioni americane sarebbe occorsa maggiore imparzialità e cautela da parte di Matteo Renzi. Se dovesse vincere Donald Trump che cosa farà  il Governo? Romperà le relazioni diplomatiche con gli Usa?

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A proposito di presidenti Usa,  quando Franklin Delano Roosevelt, dopo essere stato eletto con il 57% dei voti,  iniziò il suo mandato, la disoccupazione era pari al 25%, le banche erano chiuse (ne prenda buona nota Papa Francesco) a tempo indefinito in ben 38 Stati. Il neo presidente, nei primi cento giorni  di attività del governo e del Congresso, promosse un ampio processo legislativo (il New Deal) sia in materia di agricoltura (Farm Recovery Act)  che di industria (Industrial Recovery Act). Importanti investimenti (3 miliardi di dollari)  vennero allocati anche nel campo dei lavori pubblici .  Per sostenere quelle politiche furono assunti  300mila funzionari governativi, impiegati nelle nuove agenzie istituite dall’Amministrazione. Furono adottate misure significative di politiche sociali (la Social Security Act) e di tutela e promozione dell’attività sindacale ( che portò nel 1935 alla Legge Wagner). Una politica fortemente espansiva, dunque. Con l’obiettivo prioritario – come disse Roosevelt nel suo discorso d’insediamento il 4 marzo del 1933 – “di far tornare la gente a lavorare”. Tuttavia, in quello stesso discorso volle sottolineare che ‘’ con questo programma ci proponiamo di rimettere ordine in casa nostra e di riportare il bilancio statale a  pareggio’’. Il 24 luglio dello stesso anno, commentando il National Recovery Act, il presidente Roosevelt non esitò ad affermare che ‘’il primo dovere immediato era quello di ricondurre le nostre spese ordinarie a livello delle nostre entrate. E’ stato fatto’’. Eppure Angela Merkel non era ancora nata.

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Brexit. Dopo la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia possiamo riconoscere, compiaciuti, c’è un giudice, non solo a Berlino, ma anche a Londra.  E possiamo essere fieri  del fatto che la palla di neve – che ha messo in moto la valanga – l’abbia fatta rotolare un italiano.

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