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Cosa prevede (e dov’è finito) il ddl Fornaro-Chiti sull’elezione dei nuovi senatori

Di Niccolò Mazzarino e Andrea Picardi

Il Senato deve essere eletto dai cittadini e i futuri senatori possono essere votati lo stesso giorno che si rinnovano i consigli regionali. Come? Suddividendo le Regioni in tanti collegi quanti sono i senatori da eleggere. In ogni collegio può essere presentato un solo candidato per ogni lista e il giorno delle elezioni regionali i cittadini avrebbero due schede: la prima per l’elezione e per il rinnovo dei Consigli regionali e del nuovo Presidente della Regione, la seconda per scegliere i senatori assegnati a quella Regione il cui ruolo di senatore-consigliere regionale – con l’unica eccezione del Presidente della Regione – sarà incompatibile con incarichi di giunta, nell’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e delle Commissioni.

È la proposta di legge che porta il nome del senatore bersaniano Federico Fornaro (nella foto) e firmata, tra gli altri, anche dall’ex ministro Vannino Chiti: un disegno di legge evocato perfino anche da Matteo Renzi come possibile mediazione con la minoranza interna del Partito Democratico. La proposta, in realtà, almeno formalmente, non è mai stata depositata, come confermano anche i funzionari di Palazzo Madama: “Non siete i soli ad avercelo chiesto: in molti vorrebbero avere il disegno di legge per studiarlo ma in commissione non è stato consegnato”. La stessa situazione risulta anche dalle schede sull’attività parlamentare di ciascun senatore.

Cos’è successo allora? Possibile che il ddl più discusso del momento si sia volatilizzato nel nulla? La risposta la dà lo stesso Fornaro a Formiche.net: “Non è stato ancora depositato semplicemente perché – dal punto di vista tecnico – non è possibile che ciò accada“. Il motivo? Il fatto che la proposta voglia dare attuazione a una norma – il nuovo articolo 57 comma 6 della Costituzione riformata – non ancora in vigore. Recita testualmente il ddl Fornaro: “La presente legge disciplina, ai sensi dell’articolo 57, sesto comma, della Costituzione, le modalità per l’elezione dei 74 membri del Senato della Repubblica che ricoprono anche la carica di Consigliere regionale e dei 21 membri del Senato che ricoprono la carica di Sindaco“.

Dunque la proposta di legge potrà essere ufficialmente presentata solo nel caso in cui vincano i Sì. Nell’eventualità contraria – con la prevalenza dei No – ciò non potrebbe invece accadere visto che si tratterebbe di dare attuazione a un articolo mai entrato in vigore. Una circostanza confermata anche dall’ufficio stampa del gruppo Pd al Senato.

Alla proposta Fornaro – presentata alla stampa ormai quasi un anno fa, lo scorso 20 gennaio – fa anche riferimento l’accordo sull’Italicum raggiunto sabato scorso nella commissione di partito composta dal vicesegretario Lorenzo Guerini, dal presidente Matteo Orfini, dai capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda e dal rappresentante della minoranza Gianni Cuperlo. Intesa giudicata però insufficiente da Pierluigi Bersani e i suoi, ormai decisi a votare No al referendum del prossimo 4 dicembre.



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