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Come sarà attuato l’Accordo di Parigi?

Gli impegni presi con il Trattato di Parigi hanno accelerato il ritmo dei cambiamenti nel settore dell’energia. Le fonti rinnovabili e il gas naturale sono i grandi vincitori nella corsa per soddisfare la crescita della domanda di energia fino al 2040, ma l’era dei combustibili fossili appare tutt’altro che finita, il che alza l’asticella della sfida per il raggiungimento di obiettivi climatici più ambiziosi. Questi sono alcuni elementi emersi dal World Energy Outlook 2016, il primo rapporto sulla rivoluzione del sistema energetico mondiale dopo la firma del Trattato di Parigi, presentato ieri all’auditorium Enel, a Roma, durante il dibattito moderato da Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc. Lo studio, pubblicazione di punta dell’Agenzia internazionale per l’energia, mostra come sarà configurato il settore energetico nel 2040, se le nazioni rispetteranno il proprio impegno. Un’analisi dettagliata degli impegni assunti con il Trattato di Parigi, che fa emergere che le politiche dei governi, così come la riduzione dei costi in tutto il settore energetico, permetteranno nei prossimi 25 anni un raddoppio sia delle fonti rinnovabili che del miglioramento dell’efficienza energetica. Il gas naturale continuerà ad espandere il suo ruolo, mentre le quote di carbone e petrolio diminuiranno.

“Assistiamo a una vera e propria transizione energetica, che ha raggiunto un punto di non ritorno. Ciò che non sappiamo è quanto veloce sarà questa transizione”, ha detto la presidente Enel, Patrizia Grieco. “Dunque la strada che il Gruppo deve percorrere, per continuare a giocare un ruolo da protagonista nel mercato energetico è puntare sulle energie rinnovabili”, per far fronte alle sfide del futuro, come quella che vedrà il pianeta popolarsi di 9,2 miliardi di persone nel 2040, “di cui due terzi abiteranno i centri urbani. Questa prospettiva mette in discussione la tenuta sociale degli attuali sistemi di governo e i modelli di utilizzo delle risorse”.

È intervenuto anche il ministro dell’Energia messicano Pedro Joaquin Coldwell, che ha descritto, orgoglioso, la rivoluzione energetica in corso nel suo paese, soprattutto nel fotovoltaico e nell’eolico. Il Messico è una chiara storia di successo: sta riscrivendo il suo intero sistema energetico, in linea con il pacchetto di ampie riforme messe in campo dal governo nel 2013 e rappresenta oggi un grande laboratorio delle rinnovabili per compagnie di tutto il mondo e per Enel. Il colosso, infatti, all’inizio di novembre, ha completato e collegato alla rete elettrica nazionale due nuovi impianti eolici – attraverso la controllata per le energie rinnovabili in Messico Enel Green Power México (Egpm) – quello di Palo Alto (250 milioni di dollari) e quello di Vientos del Altiplano (220 milioni di dollari).

Se Coldwell è stato insignito del premio “ministro dell’energia del 2015”, dall’altra parte del muro, la “persona dell’anno” secondo Time, Donald Trump, potrebbe mettere a capo del dipartimento per l’Energia persone di tutt’altro orientamento: Kevin Cramer, un rappresentante repubblicano degli Stati Uniti, proveniente dalla produzione di petrolio nel North Dakota, è in lizza insieme al senatore Heidi Heitkamp, democratico, dello stesso Stato e a Joe Manchin, democratico produttore di carbone nel West Virginia.

Ma per Fatih Birol, direttore International Energy Agency, non bisogna saltare a conclusioni affrettate: “Le politiche potrebbero essere diverse dai concetti espressi in campagna elettorale. Credo che terranno fede a Parigi, altrimenti se l’America o altri se ne tireranno fuori, dovremo cercare altre soluzioni. L’accordo di Parigi rappresenta una struttura storica ed eccellente, ma il suo impatto dipenderà da come i suoi obiettivi verranno tradotti in reali azioni di governo. L’energia verde non è più una storia romantica, ma un vero e proprio business”, ha proseguito Birol, “la crescita della capacità di produrre energia da fonti rinnovabili globalmente nel 2015 è stata superiore a quella di carbone, gas naturali e nucleare messi insieme, ma dobbiamo aumentare gli sforzi di decarbonizzazione o dovremo dire addio al Pianeta che conosciamo”.

Anche Francesco Starace, ad e direttore generale Enel, preme sulla necessità di agire con tempestività: “C’è una tendenza mondiale ad accorciare i tempi di transazioni e decisioni e ciò è in parte dovuto all’incertezza che caratterizza la nostra visione del futuro. Quando in Enel abbiamo cercato di cambiare strategia, abbiamo deciso che non avremmo più adottato investimenti che richiedevano oltre tre anni per essere completati e inoltre ci siamo orientati alle energie rinnovabili. Il tempo stringe e il clima sta cambiando davvero. Gli Stati Uniti hanno avuto qualche ripensamento, ma noi siamo ottimisti e crediamo che le volontà di tutto il mondo alla fine prevarranno, purché affrontiamo la verità dei fatti”.

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