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Aleppo, il silenzio colpevole di putinisti, obamiani e distratti

Inutile girarci intorno. Sulle atrocità di Aleppo, la Srebrenica del 2016, nessuno ha la coscienza pulita. Neanche qui in Italia.

Non ce l’ha il vasto arco putinista italico (quanto vasto: a sinistra, a destra, senza dimenticare i Cinquestelle!): chi in buona fede, chi in palese mala fede, costoro fanno finta di non sapere che da mesi (prim’ancora dei massacri finali delle ultime settimane) oltre l’80% dei raid aerei russi in Siria non erano affatto rivolti contro Isis, ma contro gli avversari del dittatore Assad.

Non ce l’ha il vasto arco (quanto vasto, anch’esso…) ex obamiano. E’ stata infatti proprio la linea di “ritiro” da tutto (ritiro morale e politico, prim’ancora che militare) decisa da Obama a lasciare un immenso spazio di manovra a Putin, e a consentire alla Russia di presentarsi non solo come “protettrice” di Assad, ma come “major power-broker” in tutto il Medio Oriente.

E purtroppo la coscienza a posto non l’abbiamo neanche “noi”, cioè tutti quelli che non sono né “putinisti” né “obamiani”. Siamo stati zitti, non abbiamo saputo spiegare con forza sufficiente che il “non intervento” occidentale, la nostra “non azione”, hanno un costo immenso: in termini di vite, di civiltà, di sangue.

Servono a poco le lacrime postume, e gli esercizi di ipocrisia a posteriori. Siamo entrati in un tempo in cui non solo la libertà e la democrazia, ma gli stessi diritti umani sembrano usciti dall’agenda politica ufficiale. Deriva irreversibile?

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