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Almaviva, ecco verità, bufale e capriole sui call center

La vertenza del call center Almaviva non riesce a trovare una soluzione ancorchè interlocutoria e sostenuta dal ricorso agli ammortizzatori sociali. Eppure se ne occupa, con serietà, esperienza ed impegno, il viceministro Teresa Bellanova. Ma il problema delle compatibilità economiche sembra essere difficilmente superabile. Questa vicenda dovrebbe far riflettere, anche il Circo Barnum dell’informazione. Ci fu un tempo (basta girare la moviola della cronaca indietro di qualche anno) in cui il lavoro nei call center era presentato come il girone più profondo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

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Queste aziende erano presentate come una sorta di Caienna, in cui i giovani erano condannati a scontare chissà quale pena. Fioriva una fortunata libellistica che denunciava gli abusi perpetrati. Addirittura, un film di successo (“Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì) descriveva tali luoghi di lavoro come se fossero comunità di dementi, imbonitori e imbroglioni pronti ad impossessarsi dell’assegno pensionistico delle anziane signore a cui facevano visita per presentare e vendere il loro inutile prodotto. Quanto al personale femminile, quel posto di lavoro stava, secondo il film, appena un gradino sopra il marciapiede (che diventava la sola alternativa disponibile per le donne che venivano licenziate). Così, nella XV legislatura, il governo Prodi non poteva rimanere insensibile al grido proveniente dai derelitti occupati nei call center. Tanto che il titolare del Lavoro, Cesare Damiano, trovò il modo, tramite ultimativi confronti con le parti interessate e a suon di circolari, di stabilizzare (mediante contratti a tempo indeterminato) alcune decine di migliaia di dipendenti, sostenendo l’operazione anche con agevolazioni economiche (che poi si sono perse strada facendo). In tale quadro normativo, molte imprese hanno chiuso, altre hanno delocalizzato, altre ancora si sono adattate, sopportando i maggiori costi derivanti dalle nuove regole. Ma questa opzione – lo dimostra il caso Almaviva – diventa sempre più insostenibile.



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