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Perché Giuseppe Sala ha sbagliato ad autosospendersi

GIUSEPPE SALA, beppe sala

L’autosospensione di Beppe Sala dalle funzioni di sindaco sono un grave errore e un potenziale elemento destabilizzatore che rischia di andare ben al di là di una vicenda personale investendo lo stesso Pd. Con questa decisione Sala ha accettato implicitamente la logica giustizialista che scardina uno dei principi fondamentali della Costituzione per cui un accusato deve essere considerato innocente fino alla condanna definitiva. E’ vero che nelle istituzioni debbono valere anche principi di opportunità politica, ma questo può accadere solo dopo un atto della magistratura giudicante, non di quella inquirente.

Ciò vale tanto più se la decisione del sindaco è stata presa, come da lui dichiarato, senza aver ricevuto alcun avviso di garanzia. E’ accaduto, prima di quanto fosse prevedibile ciò che si temeva: la sconfitta al referendum ha privato Sala di quella “copertura” non solo politica ma anche psicologica di Matteo Renzi che, comunque lo si voglia giudicare, rimane allo stato l’unico leader del Pd. Anche la vicenda giudiziaria è contorta perché se il coinvolgimento dell’allora Commissario di EXPO nell’indagine sull’appalto della piattaforma poteva essere una eventualità da mettere in conto, il cambiamento di rotta delle indagini più recenti è clamoroso e riporta alla luce un duro scontro interno alla Procura di Milano.

Con l’autosospensione di Sala la vice sindaco Anna Scavuzzo ne farà le veci a tutti gli effetti per un arco temporale si dice non superiore ai sei mesi, il tempo richiesto per la proroga delle indagini. Gli interrogativi sono molti, a partire dal fatto che la vice sindaco non è stata eletta ma designata da Sala su indicazione del Pd locale di cui rappresenta una delle anime di “sinistra”, non necessariamente allineata alle posizioni dello stesso sindaco.

L’opposizione in consiglio si è divisa tra chi (Lega, Fratelli d’Italia e Cinque stelle) richiede le elezioni subito e chi, come la segretaria regionale di Forza Italia Maristella Gelmini e Stefano Parisi, hanno assunto posizioni “garantiste” e aspettano di vedere cosa accadrà.

Del resto se Atene piange Sparta non ride perché il governatore Roberto Maroni deve a sua volta difendersi in un insidioso processo che potrebbe aprire una crisi ben peggiore in Regione. Anche la politica di Milano e della Lombardia rischia di sprofondare in una dimensione tutta giudiziaria portando acqua al mulino del partito dei “forconi”. Tutto ciò a dispetto del fatto che i problemi, ma anche le grandi opportunità, di una città come Milano potrebbero diventare, con il contributo di un ampio schieramento di forze politiche, una grande occasione per il rilancio del paese.

E’ difficile prevedere se vi siano le condizioni perché Sala torni sui suoi passi e ricominci a costruire un programma coinvolgendo nelle scelte di fondo almeno una parte importante dell’opposizione. Ma lo scenario che si prepara è quello di rendere ingovernabile il comune di Milano e di avviare la città metropolitana verso un declino irreversibile.


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