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Cosa ha scoperto il Cnr sulle migrazioni all’interno dell’Italia

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Non ci sono solo i flussi migratori provenienti dall’Africa a determinare cambiamenti nella distribuzione della popolazione italiana. “Le migrazioni interne, ancorché molto meno studiate di quelle internazionali verso il nostro Paese alle quali comunque si legano, rappresentano un tratto strutturale dell’economia italiana”, ha spiegato Michele Colucci, curatore del volume ‘Fare spazio Rapporto sulle migrazioni interne in Italia’, curato dall’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm-Cnr) ed edito da Donzelli. Ecco chi e perché si sposta nel territorio italiano secondo il Rapporto Issm-Cnr.

IL RAPPORTO

“Nel corso del 2014 sono state 1.313.200 le persone che hanno cambiato il proprio comune di residenza, con un leggero calo rispetto all’anno precedente (-49.100) e una propensione a spostarsi maggiore tra gli stranieri, con il 48,2 per mille contro il 19,2 degli italiani, e con una differenza di genere: tra i cittadini non italiani sono più le donne a spostarsi, tra gli italiani gli uomini”, ha detto Colucci.

GLI SPOSTAMENTI

Alcuni autori del Rapporto – Corrado Bonifazi, Frank Heins dell’Istituto di ricerca sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr (Irpps-Cnr), Enrico Tucci e Francesca Licari dell’Istat – si sono concentrati sui Sistemi locali del lavoro (Sll), aggregazioni che suddividono il territorio in base alla presenza di flussi pendolari casa-lavoro comprendendo più comuni. “Se usiamo i Sll per indagare gli spostamenti di residenza, si notano il rallentamento degli spostamenti dal Sud al Centro-Nord e l’attrattività di alcune aree urbane: nel 2013-14 nel Sll Roma sono entrate 38.000 persone e ne sono uscite 30.000, a Milano 45.000 contro 37.000 uscite. Anche il Sll di Bologna ha un saldo positivo”, affermano gli autori.

Lo studio di Massimiliano Crisci dell’Irpps-Cnr, attesta che Roma nel 2009-2014 ha conosciuto un saldo migratorio positivo del 7,7‰, dovuto anche ad una quota crescente di giovani che vi hanno trasferito la residenza dal Mezzogiorno. Il contributo di Crisci separa la città di Roma in tre fasce: quartieri centrali, periferia interna al Grande Raccordo Anulare e periferia esterna al Gande Raccordo Anulare. Tra il 2009 e il 2014 si registra un aumento notevole proprio della periferia esterna al Gra: l’area grazie all’arrivo di residenti da fuori Comune ha avuto un saldo migratorio che corrisponde al +13,2‰.

I FLUSSI STUDENTESCHI

Roberto Impicciatore dell’Università di Bologna ha ricostruito i flussi studenteschi. “Tra il 2003 e il 2016, ben 300.000 studenti meridionali si sono iscritti in un ateneo del Centro o del Nord e sei su 10 non sono tornati nella regione di provenienza, ma hanno per due terzi continuato a vivere in quella di laurea”, ha spiega l’autore. “La maggior parte di coloro che si iscrive fuori dalla regione di residenza è composta da siciliani (69.400) campani (68.900) e pugliesi (95.600) e con maggiore propensione tra chi ha conseguito voti più alti alla maturità: le regioni che hanno attratto di più sono state Lazio (9.800 studenti all’anno), Emilia-Romagna (9.200) e Lombardia (9.000)”.

LA MOBILITÀ DEI BRACCIANTI STRANIERI

Francesco Carchedi (Università Sapienza di Roma) ha ricostruito la mobilità dei braccianti stranieri nell’Italia settentrionale impegnati nelle attività agricole. Concentrandosi su due aree (la bassa mantovana e il Piemonte), l’autore ha descritto i diversi sistemi di mobilità sul territorio dei lavoratori, che si spostano periodicamente e a volte anche giornalmente alla ricerca di opportunità occupazionali.

AREA ALPINA

Roberta Zanini (Università di Torino) si è concentrata sull’area alpina, dove negli ultimi anni si sono susseguiti fenomeni di spopolamento e di ripopolamento, ad opera di cittadini stranieri e non solo. Il dinamismo del settore turistico, le opportunità dell’industria estrattiva e la ‘riscoperta’ della montagna anche dal punto di vista agricolo e dell’allevamento hanno attirato diversi segmenti di popolazione.

LE ORIGINI DELLA MUSEALIZZAZIONE

Paola Corti (Università di Torino) ha ricostruito le origini e lo sviluppo della musealizzazione legata alle migrazioni interne, partendo dal caso dell’ecomuseo del litorale romano. Chiude il volume un saggio sulle fonti europee per le statistiche demografiche Michel Poulaine, Università cattolica di Louvain e Anne Herm, Estonian Institute for Population Studies).


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